Scultore di onde
C’è una linea che unisce l’acqua e la terra, una soglia fragile e mutevole che l’architettura, da sempre, cerca di interpretare. A Surfside, Florida, questa linea prende oggi il nome di The Delmore, progetto firmato da Zaha Hadid Architects che, più che un edificio, si offre come un dialogo continuo tra mare, vento e luce.
L’avventura del Delmore è iniziata con le fondamenta, rese possibili da un complesso intervento di deep-soil mixing (DSM) curato da Keller North America, il più grande contractor geotecnico al mondo. A differenza della tradizionale palificazione, il DSM evita vibrazioni e interferenze con la falda, stabilizzando il suolo e creando un perimetro impermeabile, capace di reggere le sfide del terreno costiero. Ad oggi, oltre il 30% dei lavori è già stato completato, segnando la concretezza di un sogno che inizia a prendere forma.

L’intero progetto nasce da un approccio quasi scientifico: ZHA ha condotto una mappatura minuziosa del sito, analizzando radiazione solare, venti, umidità, temperatura, piogge, qualità dell’aria, oltre alle mutevoli condizioni marine. Dati complessi, trasformati in modelli digitali capaci di affinare il disegno architettonico e di trasformarlo in un organismo vivo, pensato per resistere e prosperare sotto il sole tropicale e i ritmi del clima monsonico di Miami.

Il risultato è un’architettura che non teme la profondità: i generosi floorplates degli appartamenti sono tagliati da un canyon centrale, un vuoto che diventa luce, spazio condiviso e respiro. Ogni residenza si apre verso l’esterno con ampie terrazze, balconi curvilinei che richiamano le onde e che mai si ripetono in verticale, per mantenere intatta la fluidità del disegno. È un omaggio alla tradizione del Miami Modern (MiMo), erede del decò e padre di un linguaggio scultoreo, climatico e sensuale, reinventato da ZHA con audacia contemporanea.
La materia stessa racconta il luogo: le facciate, ingegnerizzate con precisione, assumono la palette cromatica della sabbia, riflettendo la luce delle albe e dei tramonti sulla costa. I parapetti delle terrazze incorporano lievi increspature, come dune scolpite dal vento, rendendo la costruzione parte integrante del paesaggio.
Dal punto di vista distributivo, The Delmore si articola in due ali, nord e sud, con piani generalmente suddivisi in due unità e attici riservati a una sola residenza per piano. Ogni appartamento gode di viste aperte, garantite dalla distanza dagli edifici vicini e dalle ampie balconate avvolgenti. Gli interni, disegnati anch’essi da ZHA, sono un esercizio di fluidità materica: legni intarsiati, metalli, pietre scolpite a mano da artigiani che tramandano tecniche secolari.
Non mancano gli spazi comuni, pensati come estensione della vita domestica. Una piscina sospesa in vetro collega le due ali sul rooftop, offrendo panorami che spaziano dall’oceano a Biscayne Bay, mentre giardini tropicali, corti ombreggiate, spa, fitness e una vasca da 25 yard coperta trasformano il complesso in un microcosmo di benessere.

Il Delmore non è soltanto un nuovo landmark, ma anche un debutto: è il primo progetto statunitense del developer internazionale DAMAC, già protagonista con realizzazioni a Londra, Toronto e nelle Maldive. Un ingresso deciso, che unisce la maestria costruttiva mediorientale alla sensibilità di un’architettura globale, radicata nel luogo eppure proiettata verso il futuro.