- INFO POINT
- Di Silvano Lova
- Dove: Milano
- Stato: Cantiere
Il valore della filiera
Storie d'Impresa Mind, che sta sorgendo sul sedime occupato dall’EXPO 2015 di Milano (che a sua volta aveva recuperato e bonificato un’area caratterizzata da impianti di raffinamento di idrocarburi e industrie), è probabilmente il progetto di ricucitura e rigenerazione urbana più importante in Italia e uno dei più importanti in Europa.
Si tratta di un intervento di scala territoriale, dato che si sviluppa su oltre 110 ettari in pieno centro urbano, a cavallo fra i comuni di Milano e Rho, e come tale richiede lunghi tempi di realizzazione, articolantisi su un cronoprogramma che prevede la realizzazione dei singoli edifici (o gruppi di edifici) con il preciso intento di restituire a Milano progressivamente l’area; intento che si sviluppa insediando di volta in volta funzioni e destinazioni d’uso sinergiche fra loro e incardinate su un progetto complessivo coerente, che mette al centro concetti come quelli di Innovazione, Ricerca e Sostenibilità ambientale.
Un progetto quello di Mind, gestito da Lendlease in partenariato con Arexpo (società pubblico privata compartecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano e da quello di Rho, dalla Fondazione Fiera di Milano e dalla Città Metropolitana di Milano) che ha puntato fin da subito su di una alleanza tra istituzioni, università e imprese private per riuscire a perseguire gli obiettivi ambiziosi che si era posta.
L’intera area si incardina su tre grandi ancore pubbliche: l’Ospedale Galeazzi, lo Human Technopole, queste già completate, e, appunto, il nuovo Campus dell’Università Statale. Ed è proprio da quest’ultimo che vogliamo partire oggi, dato che il cantiere procede spedito e che la conclusione del Campus è prevista per la seconda metà del 2027.
Tuttavia il grande cantiere, per quanto fondamentale, non è l’unico tema di interesse; anche il format realizzativo, una collaborazione pubblico-privata, che vede unire gli sforzi di istituzioni pubbliche, soggetti privati e istituti di ricerca e università, è quasi rivoluzionario per il nostro Paese e merita di essere approfondito.
Formazione come luogo di incontro
Andiamo con ordine e approfondiamo le logiche architettoniche e funzionali del nuovo Campus della Università Statale di Milano; il concept architettonico, a firma dello studio milanese CRA-Carlo Ratti Associati, reinterpreta la tradizionale disposizione a corti delle università italiane ed europee, immaginando un “Campus 2.0” come luogo aperto, di sperimentazione e contaminazione dei saperi scientifici. Il nuovo polo si estende su un totale di oltre 190.000 metri quadri (più della superficie dei Giardini Pubblici di Porta Venezia a Milano) e ospiterà una comunità di oltre 23 mila persone.
Il Campus si sviluppa intorno a cinque corti circondate da altrettanti edifici in mattoni: entrambe le specifiche sono un tributo alla tradizione architettonica milanese e in modo specifico alla Ca’ Granda, l’antica e prestigiosa sede centrale dell’Università Statale, a pochi passi dal Duomo di Milano.
Il progetto sperimenta un uso innovativo delle tecniche costruttive: i mattoni in facciata sono disposti secondo un ordine complesso, frutto del design parametrico, andando a formare una serie di arazzi tridimensionali per riprodurre scritte o immagini.
La volontà è quella di promuovere un approccio di dialogo tra le diverse discipline accademiche, secondo il metodo del “learning by doing”, ovvero apprendere, facendo. Le aule si trovano al piano terra e al primo piano, mentre i piani superiori sono dedicati agli ambienti amministrativi.
Common Ground
L’atteggiamento di apertura è incarnato dal principio urbanistico del “Common Ground”, ovvero uno spazio pubblico ininterrotto, che si snoda attraverso tutto il quartiere, tramite passerelle, chiostri e corti. Gli edifici sono resi trasparenti al piano terra oppure rialzati per consentire il passaggio pedonale continuo. Il “Common Ground” penetra anche nelle stesse architetture, le quali sono connesse da un unico percorso pedonale interno della lunghezza di 700 metri.
L’investimento complessivo è di oltre 460 milioni di euro (più di 200 quelli privati) gestito da Academo, la società di progetto costituita da Lendlease e dal Fondo Equiter Infrastructure; prevista anche la realizzazione di due studentati (Genesis e Synapsis) per complessivi 1.100 posti letto, 400 dei quali assegnati a prezzo calmierato.
Genesis e Synapsis saranno realizzati con un investimento di 110 milioni di euro, frutto di un’iniziativa completamente privata gestita da Ream sgr, attraverso il Fondo Cervino, partecipato anche da Lendlease (che cofinanzierà i lavori del nuovo Campus per 180 milioni di euro, a fronte di un canone annuo complessivo di circa 18 milioni di euro); una volta terminati i lavori, Academo avrà in gestione la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture per una durata complessiva di 27 anni (quattro per la costruzione).
Fin qui gli aridi (si fa per dire) dati; ma un progetto così complesso (e che ha dovuto passare attraverso gli Scilla e Cariddi del Covid-19 e della guerra russo-ucraina) richiede un’attenzione spasmodica ai dettagli, nonché una grande reattività operativa e, per finire, davvero tanta abnegazione da parte di tutti i protagonisti ed è per questo che abbiamo approfondito alcuni aspetti, con due delle figure chiave di Lendlease qui al Mind.
Abbiamo quindi intervistato Antonio Cacchione e Pierpaolo Lattanzi , rispettivamente Operation Director Italy e Head of Quality, Health and Safety Italy di Lendlease, la società immobiliare australiana (colosso da oltre cinque miliardi di euro di fatturato), incaricata di sviluppare di tutto il progetto immobiliare dell’ex area Expo.
La stella polare della collaborazione
Cominciamo, in rigoroso ordine gerarchico, con Antonio Cacchione , Operation Director Italy di Lendlease; con lui approfondiamo gli aspetti gestionali del cantiere della statale e più in generale del Mind nel suo complesso: “ Il Campus Unimi, ma più in generale tutti i progetti che insistono sull’area del Mind, per essere portati a termine richiedono di instaurare un virtuoso processo di collaborazione non solo con i soggetti pubblici, sia al livello del Governo vista l’entita dei progetti sia con le Istituzioni locali, ma anche con tutti i finanziatori di queste iniziative e, infine, con i partner industriali coinvolti”.
Continua Cacchione : “È un processo complesso nel quale, come Lendlease, svolgiamo un ruolo particolarmente delicato e importante, articolato su un periodo di tempo molto lungo, che ci vede protagonisti come soggetto amalgamatore (in senso positivo) tra tutte queste realtà, spesso estremamente differenti fra loro. La volontà di Lendlease è quella di veicolare dei concetti di sviluppo innovativi, che contribuiscano a migliorare le nostre città, basati sulla qualità complessiva delle opere, volte a migliorare i paradigmi sociali e lavorativi di chi fruirà delle strutture che contribuiamo a costruire”.
“In particolare il Campus della Statale al Mind, in questo senso, è un progetto esemplare: non solo ospiterà attività didattiche e di ricerca, ma anche spazi per la vita degli studenti e dei ricercatori, in un concetto vivace e aperto al dialogo e all’innovazione”.
“Il Campus ovviamente si inserisce all’interno del Piano di Intervento dell’Area che prevede una serie di ancore pubbliche, due già realizzate (il Galeazzi e lo Human Technopole), a cui si abbineranno interventi privati, che svilupperemo su incarico di Arexpo, che ci ha affidato una concessione di 99 anni per la gestione e lo sviluppo dell’area.
Più in dettaglio, il rapporto con la Statale di Milano è partito nel 2018; dopo aver raccolto le esigenze dell’Ateneo, abbiamo sviluppato (in collaborazione con lo studio Carlo Ratti Associati) la progettazione preliminare e poi quella definitiva, per poi firmare il contratto di concessione nel 2023”.
La costruzione è iniziata nel 2024 e verrà completata nel 2027. Parliamo di un contesto realizzativo estremamente articolato e complesso, che, come Lendlease, stiamo riuscendo a interpretare al meglio, anche sulla scorta di esperienze che abbiamo maturato in progetti con caratteristiche simili, sviluppati in Italia e in altri Paesi del Mondo
Sottolinea Cacchione : “Questi interventi richiedono particolare attenzione nella gestione della loro evoluzione nel tempo; il progetto che avevamo immaginato nel 2018 sta evolvendo e evolverà ancora in futuro, proprio per far fronte al meglio alle esigenze della nostra Committenza. Il nostro obiettivo è quello di garantire un progetto di successo e per questo affianchiamo l’iniziativa con una importante struttura locale che si occupa del Project and Construction Management e, in futuro, attiveremo un ufficio di Asset Management per gestire i servizi commerciali, le manutenzioni ordinarie e straordinarie e ogni altro servizio necessario alla vita del Campus”.
“Personalmente, ma credo di parlare per tutto lo staff di Lendlease, trovo la maggiore soddisfazione personale e professionale quando progetti di questo tipo cominciano a essere utilizzati dai fruitori; tuttavia, dato che parliamo di percorsi che durano molti anni (sorride Cacchione, ndr), troviamo gratificazione anche dai traguardi parziali, ad esempio al completamento della progettazione preliminare o di quella esecutiva o quando si posa la prima pietra del cantiere. Sono tutti momenti che per noi, che lavoriamo ogni giorno qui a Mind, rappresentano un successo”.
Un successo che va condiviso con tutta l’organizzazione, dal team interno, composto da tantissime professionalità, alle strutture consulenziali esterne, dalle imprese che realizzano l’opera a ovviamente alla Committenza. La sinergia tra tutti questi soggetti è la chiave per poter portare a termine progetti di questa complessità, nonostante le problematiche che dobbiamo affrontare quotidianamente.
“Un successo che però è frutto diretto di una grande preparazione e di una altrettanto importante attenzione alla programmazione. Noi abbiamo un animo da project manager, studiamo i progetti e cerchiamo di anticiparne, per quanto possibile, le problematiche. Tendiamo, in sostanza, a crearci delle vie d’uscita che ci consentano di superare complessità e imprevisti, che si possono generare durante gli anni di sviluppo del progetto”.
“É chiaro che poi, quando si verificano eventi come l’epidemia di Covid-19 o la guerra in Ucraina (con un incremento dei prezzi delle materie prime eccezionale per un lungo periodo di tempo), la pianificazione può poco, occorre lavorare nell’immediato, mettendo in campo tutte le risorse disponibili”.
“E in questo, credo Lendlease abbia giocato un ruolo fondamentale, rassicurando tutti i soggetti coinvolti che la volontà di portare avanti il progetto non era mai stata in discussione. Credo che questo sia un aspetto fondamentale, che poche realtà al Mondo siano in grado di garantire, con tutte le difficoltà del caso. Lendlease, in una situazione particolarmente difficile, ha continuato a perseguire gli obiettivi stabiliti, cercando con tutti i partner, le migliori soluzioni per superare la crisi”.
Conclude Cacchione : “Certo il progetto complessivo richiederà qualche anno in più per essere completato, ma le iniziative che ci eravamo proposte sono tutte in atto e ne prevediamo il successo. Successo che, torno a ripeterlo, non è solo di Lendlease, ma di tutti i soggetti coinvolti”.
Mind come fucina di innovazione
Con Pierpaolo Lattanzi , Head of Quality, Health and Safety Italy di Lendlease, entriamo nello specifico del cantiere, affrontando tematiche cardine quali la sicurezza, l’impatto ambientale e l’innovazione: “Un progetto così complesso come quello del Mind è un’occasione per spostare verso l’alto l’asticella della qualità del cantiere, intesa nel senso più ampio possibile. Come Lendlease abbiamo sperimentato qui nuove procedure e nuove tecnologie, condividendole con l’intera filiera di imprese coinvolte nella costruzione”.
“Parlando ad esempio di Qualità, abbiamo apportato un importante miglioramento procedurale per la verifica della qualità dei prodotti messi in opera nei nostri cantieri; non ci basiamo più solamente sulla scrupolosa verifica dei Piani di qualità dei nostri fornitori, ma effettuiamo controlli puntuali sul 100% dei materiali che arrivano in cantiere (sia visivi sia prestazionali). Questo ci consente di migliorare l’intero nostro processo produttivo, anche perché, quando possibile, spostiamo il controllo di qualità direttamente alla fabbrica del nostro fornitore, soprattutto nelle forniture di elementi prefabbricati”.
“Ritengo che questa procedura, lungi dal voler essere punitiva, sia un’occasione per tutti di migliorare e rendere più efficiente l’intero processo produttivo: prevenire eventuali difettosità che, se non riscontrate, richiederebbero importanti (e costosi) interventi di adeguamento a posteriori, consente anche ai nostri fornitori importanti risparmi economici, rendendo più efficiente il cantiere e migliorando la qualità del prodotto finale”.
Da non dimenticare che qualità significa anche sicurezza e per noi questo aspetto è fondamentale.
“Due esempi arrivano da altrettanti edifici che stiamo completando nel West Gate, il MoLo, in cemento armato, e Horizon, con struttura principale in legno; entrambi li stiamo costruendo senza utilizzare ponteggi, con il montaggio effettuato al 100% con sistemi di protezione collettiva dai rischi di caduta dall’alto. Per arrivare a questo risultato abbiamo coinvolto l’intera filiera e siamo partiti dal progetto, stimolando anche il general contractor nello sviluppare soluzioni basate sulla protezione collettiva dei lavoratori”.
“Anche in questo caso, in sinergia i fornitori di prefabbricati, abbiamo cambiato completamente i tradizionali approcci alla sicurezza di montaggio; da una protezione con DPI individuali siamo passati a schemi di montaggio basati esclusivamente sulla protezione collettiva”.
“Un esempio eclatante sono i travi di bordo prefabbricate in cemento armato, utilizzate per il parcheggio MoLo: qui abbiamo implementato una procedura che ha previsto il montaggio dei guardrail definitivi direttamente nello stabilimento di prefabbricazione. Una procedura che sarebbe stata normalmente eseguita in cantiere con il montaggio di un parapetto provvisorio e con allestimento di linee vita”.
In questo modo una volta montati tutti i tegoli l’intero piano era già in assoluta sicurezza. Questo ha anche avuto un importante impatto sull’efficienza produttiva del cantiere, con notevoli risparmi di tempo su un cronoprogramma tradizionale di montaggio.
Altro tema fondamentale quello della sostenibilità ambientale del cantiere; Lattanzi sottolinea come: “Per Lendlease l’aspetto della Circolarità e della sostenibilità ambientale è fondamentale. Abbiamo gestito le MPS, proveniente dalla demolizione delle strutture in cemento armato dell’EXPO, in modo da riutilizzarle completamente in cantiere”.
“Parliamo di oltre 35.000 metri cubi di materiale demolito, che sono stati trattati con frantoi certificati e non sono usciti dall’area di cantiere, consentendoci di non emettere Co2 per il trasporto a discarica o per la fornitura di materie prime vergini. Stesso discorso per le terre e rocce da scavo, che fortunatamente erano tutte in colonna A, che verranno completamente utilizzate per i reinterri e le risistemazioni in MInd. É stata una sfida logistica e di programmazione perché avere tanto materiale stoccato significava bloccare molte aree, ma, oggi posso dire che è stata una sfida che abbiamo vinto”.
Continua Lattanzi : “Un’altra sfida interessante è quella degli imballaggi dei materiali da cantiere; stiamo sensibilizzando i nostri fornitori a utilizzare imballaggi riciclabili o ancora meglio riusabili, per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi monouso. Si tratta di un processo articolato che interviene direttamente sulle filiere industriali dei fornitori (soprattutto quelli più strutturati), ma che riteniamo possa essere di notevole aiuto nel processo di riduzione dell’impatto ambientale dei nostri cantieri. Anche in questo caso stiamo registrando, da parte dei nostri fornitori, un notevole interesse nella trasformazione delle proprie procedure consolidate, in un’ottica più sostenibile”.
Conclude Lattanzi : “Infine, voglio ricordare un’iniziativa che mi sta molto a cuore: a settembre, dal 22 al 24, terremo qui a Mind una due giorni di Safety Innovation Week che si pone come obiettivo la condivisione a tutta la filiera dell’innovazione tecnologica nel segmento della Sicurezza. Già nella prima edizione ci sono stati tantissimi temi di interesse, come ad esempio l’utilizzo dei droni nel lavaggio delle facciate o, addirittura nella loro pitturazione, e la prossima edizione si prospetta densa di novità, dato che inviteremo a partecipare diversi nostri partner che porteranno le loro proposte di innovazione”.
Il nostro obiettivo è condividere con tutti i professionisti e le imprese le innovazioni nel settore della sicurezza. Personalmente lo ritengo un aspetto etico e non solo professionale e mi auguro che l’edizione di settembre veda la partecipazione di un ampio pubblico.