Triangolo d’Assoluto
In una Tokyo che si allunga fino a Kawasaki, Soeda and Associates (studio fondato da Takayuki Soeda) ha compiuto un gesto di raffinata audacia: Sonata2 Residence, una casa plurifamiliare nata da un lotto stretto, inclinato e angolato, trasformato in scultura abitabile. È l’arte della sottrazione che diventa presenza.
Un triangolo urbano — confini imposti da una strada cittadina e un torrente, limiti legali che permettono solo su un lato di costruire senza arretramenti — guida la forma: il corpo edilizio si inclina, taglia, si piega. Le aperture sono variegate, non ripetute, innestano ritmo sul fronte; il volume si affusola dove può, si restringe dove deve.
La struttura è in calcestruzzo armato, con pareti posizionate strategicamente per sopportare i carichi sismici, nonostante gli angoli acuti che sembrerebbero instabili. Il piano superiore — un duplex tra il quarto e il quinto piano — accoglie abitazioni scorciate da tagli diagonali, dove visuali insolite si aprono tra i vuoti, e la luce penetra con irregolarità calcolata.


Per accedere al piano alto non c’è ascensore: la verticalità diventa esperienza. Una scala esterna diviene non solo elemento di servizio, ma protagonista visiva, tratto narrativo che unisce i livelli al cielo. Anche il portale dal basso appare sospeso, grazie a travi a T d’acciaio incastonate nella lastra del tetto, a bilanciare la leggerezza scenica con la solidità ingegneristica.
L’unità abitativa è composta da quattro appartamenti: la forma generale disperde la ripetizione tipica dei palazzoni, dissolvendola nei vuoti e nei pieni; finestrature e balconi compaiono con asimmetrie intenzionali, come tagli nella materia, che suggeriscono variazione dietro la facciata. Ogni elemento — apertura, aggetto, ombra — è calcolato per sfidare il vincolo dello spazio stretto.
Dal punto di vista dimensionale, il lotto è compatto, i vincoli legali impongono arretramenti su un solo lato; la costruzione si sviluppa verso il limite opposto, massimizzando il fronte utile e minimizzando gli sprechi. Nonostante la durezza della geometria, gli ambienti interni non perdono conforto: la luce naturale entra filtrata da facciate variabili, tagli diagonali, vuoti interni che fungono da pozzi di luce.
La scelta materica amplifica l’intento: il calcestruzzo non è solo involucro, ma cornice tattile che dialoga con le aperture, che amplifica le texture create dall’ombra. Le scale esterne in profilati metallici, i travetti d’acciaio a vista, la permanenza del cemento robusto, il gioco delle proporzioni — quanti centimetri contano qui — fanno di Sonata2 un esercizio di precisione.

Ma oltre la precisione c’è poesia. Sonata2 assume una verticalità quasi sculpturale, una silhouette seghettata che svetta, taglia lo spazio, segna giorno e notte con la curva della luce che filtra, con il contrasto tra l’anelito della forma e il pragmatismo del vivere quotidiano. È una casa che non concede superfici inutili, ma regala geometrie potenti.
In Sonata2, constrizione significa opportunità: opportunità di riscrivere il codice dell’abitare, di ridefinire cosa significa spazio utile, proporzione, presenza urbana. Soeda and Associates non costruisce solo un edificio, ma un’Italia invisibile qui: dove ogni vincolo diventa gesto, ogni angolo sfida, ogni apertura speranza.