Legno: versatilità regina

Nel cuore verdeggiante dell’Arkansas, dove le colline boschive si ergono tranquille e i pini e gli alberi di quercia dominano il paesaggio, sorge una nuova casa del sapere che sembra cantare la storia della foresta. Il Anthony Timberlands Center for Design and Materials Innovation, progettato da Grafton Architects in stretta collaborazione con lo studio locale Modus Studio, non è solo un edificio: è un racconto architettonico in cui la materia vivente del bosco viene narrata, manipolata, celebrata.
Questa struttura di quattro piani – il primo piano aperto e monumentale, gli altri tre sospesi quasi come se fluttuassero – si anima sotto un tetto piegato che cresce da un solo livello a sud fino a quattro a nord, modellato per affrontare il clima piovoso e variabile della regione. Il design non è casuale: la forma aguzza del tetto incanala l’acqua piovana verso gigantesche travi in legno lamellare (glulam) che servono anche da grondaie, fondendo la logica strutturale con quella del controllo climatico.
Il centro occupa circa 4.000 metri quadrati: al piano terreno, una vasta workshop di 1.000 m2, completamente libera da pilastri interni, ospita una gru a portale per muovere grandi componenti e offrire agli studenti un laboratorio reale di prototipazione. Su questo volume sospende una sala conferenze / aula, che sembra quasi appesa ai capriate lignee, mentre i piani superiori accolgono seminari, studi e spazi didattici interconnessi.
Il legno è protagonista in ogni sua fibra: Grafton e Modus parlano di un vero e proprio “Story Book of Timber”, in cui il materiale viene mostrato in tutte le sue declinazioni – grezzo, connesso, levigato, laminato. Le pannellature in CLT (cross-laminated timber) per il tetto sono state realizzate con legno di pino giallo meridionale, proveniente dalle foreste dell’Arkansas, mentre parti strutturali – nonostante l’intento locale – sono state prodotte in Austria e importate, a causa delle limitazioni dell’industria locale.
Anche le facciate esplorano una raffinata composizione materica: legno termotrattato (pino), cedro rosso occidentale, metallo e ampie vetrate che filtrano la luce, mitigano i guadagni termici estivi e valorizzano la trasparenza verso l’ambiente circostante. Due terrazze coperte al quarto piano, con pavimentazione in legno di robinia, offrono punti di contemplazione immersi nel bosco, una dimensione quasi meditativa.
Dietro questa bellezza esile, ma potente, c’è un’impresa strutturale significativa: le grandi colonne di legno lamellare incollato – larghe anche un metro – sostengono la sala sottostante e una trave a traliccio sospesa, con elementi in acciaio rivestiti in legno, che reggono i piani superiori senza pilastri a interrompere la fluidità dello spazio.


Questo edificio segna anche un debutto importante: è il primo progetto completato negli Stati Uniti dallo studio Grafton Architects, vincitrice del Premio Pritzker, che esplora qui un nuovo vocabolario materico rispetto al loro passato in calcestruzzo e mattoni.
Non è solo un luogo di formazione: il centro è pensato come laboratorio vivo. Ospita programmi universitari di design e ricerca sul legno, tecnologie di fabbricazione digitale, nonché un centro di ricerca sull’alloggio accessibile. L’università ha immaginato il campus come un ecosistema in cui gli studenti partecipano al ciclo completo: dalla materia grezza degli alberi fino al prototipo architettonico.
Nel cuore del progetto risuona anche una visione economica e culturale: i principali sponsor provengono dalla Anthony Timberlands Incorporated, la più grande azienda privata di lavorazione del legno in Arkansas, e il nome del centro rende omaggio alla loro tradizione. Questo legame dà senso al fatto che il legno locale, pur con le sue limitazioni industriali, diventi qui non solo risorsa, ma icona di innovazione.
Nel linguaggio degli spazi, la luce e il vento sono guidati da strategie passive: le superfici vetrate calibrate e la ventilazione naturale dialogano con il tetto e le facciate per minimizzare l’uso di sistemi attivi. In parallelo, il paesaggio intorno al centro è un cortile pedonale ombreggiato da pini loblolly, un salotto verde in connessione con gli altri edifici del Windgate Art & Design District.
Infine, il valore simbolico di questa opera spazia oltre i confini accademici: è un segnale forte per l’industria del legno dell’Arkansas, un gesto di fiducia nella sostenibilità, e un invito rivolto al mondo dell’architettura a vedere il legno non solo come materiale secondario, ma come linguaggio primario.










