Soglia sotterranea

C’è un istante — la soglia — in cui la città passa dal visibile al segreto. A Napoli quel punto si è fatto monumento: la nuova stazione Monte Sant’Angelo della Linea 7, inaugurata l’11 settembre 2025, è un’opera di Anish Kapoor che vuol essere, prima ancora che infrastruttura, esperienza plastica del sotto.
Kapoor ha concepito gli ingressi come ‘sculture che si attraversano’, corpi duali che raccontano l’ascesa e la discesa. L’accesso rivolto all’università emerge dalla terra come un gesto primordiale in acciaio corten, un portale quasi vulcanico che spalanca la soglia verso il sottosuolo; l’altro fronte, in superficie su via Traiano, risponde con un tubo liscio e levigato in alluminio che svetta invertendo il movimento. Insieme compongono un dialogo di pieni e vuoti che rimanda alla topografia vesuviana e all’immaginario dantesco dell’ingresso all’Inferno.
Il progetto, nato nel 2003 e lungo due decenni tra progettazione e cantieri, si colloca nel più ampio programma di rigenerazione del quartiere Traiano: qui Kapoor entra nel novero delle grandi ‘stazioni d’arte’ napoletane, tessendo simbolo e utilità pubblica.
Le misure stesse diventano cifra poetica — l’ingresso universitario si staglia con dimensioni imponenti (circa 18,9 × 19,5 × 42,5 m), il portale di Traiano risponde con proporzioni proprie (circa 11 × 12 × 39 m) — numeri che traducono la presenza in materia architettonica.

Dentro la stazione, Kapoor ha lavorato con Jan Kaplický e Amanda Levete (legati alla storia di Future Systems e AL_A) per mantenere una continuità tattile tra scultura e spazio architettonico: i volumi interni trattengono una qualità quasi ‘primitiva’, tunnel che vengono ‘capovolti’, scale mobili e gallerie che conducono il viaggiatore in un’esperienza di discesa meditata. È un progetto che non si nasconde dietro l’efficienza: la narrazione mitica convive con i flussi pratici della mobilità quotidiana.

L’impatto cittadino è duplice. Da una parte, la stazione innesta nuova attrattiva culturale in un quartiere che cerca rinascita; dall’altra impone una riflessione sul ruolo dell’arte pubblica nelle infrastrutture: Kapoor non propone solo un simbolo, ma un modo di abitare la soglia, di trasformare la routine in rito collettivo. Le fotografie del progetto, firmate da Amedeo Benestante, catturano questa ambivalenza tra lucidezze metalliche e ombre profonde, tra superficie e abisso.
Se la città conserva memorie stratificate, allora una stazione come Monte Sant’Angelo è insieme crocevia e nodo di memoria: mette in scena la vulnerabilità della metropoli — il vuoto, il sottosuolo, il mito — e lo fa con la forza pacata della scultura moderna. Passeggiando tra i due portali si percepisce la volontà di Kapoor di restituire alla città un rito dell’andare sotto: non una semplice discesa, ma un’operazione simbolica che riaccende il dialogo tra la Napoli storica e la sua geografia viva.
Monte Sant’Angelo non dissolve i problemi urbani, ma offre una possibilità linguistica nuova: l’infrastruttura come gesto poetico, la stazione come prisma che rifrange storia, forma e funzione — e che ricorda come la soglia, nel cuore della città, possa ancora sorprendere.