Il fluido scorrere della seta
È nella memoria collettiva, anche se molti non ne ricordano più l’esatta collocazione, dei cittadini milanesi (ma non solo); parliamo dell’incendio del 29 agosto 2021, che ha avvolto completamente l’edificio residenziale di via Antonini a Milano, lasciando senza casa una ottantina di famiglie.
La lunga (forse troppo) procedura dii verifica delle cause dell’incendio e della successiva bonifica dei materiali inquinanti restati sullo scheletro della torre (le strutture portanti hanno infatti subito danni minori) si è conclusa e sono ufficialmente partiti i lavori di ristrutturazione dell’edificio che cambierà anche il nome, da Torre del Moro (dal nome della società costruttrice, la Moro Costruzioni, ndr) a Torre Seta.


La virulenza dell’incendio era stata causata dai materiali utilizzati per realizzare il paramento esterno, composto da lastre prefabbricate di polistirene autoportanti rivestite in alluminio, che, in un perverso effetto camino hanno arso velocemente l’intero edificio.
Da qui si riparte anche per il nuovo progetto (presentato a fine marzo 2023), a firma dello Studio Marco Piva che ha appunt, impiegato materiali in classe di reazione al fuoco A2-s1,d0, come stabilito dalla norma EN 13501-1:2018, per i paramenti ricostruiti e gli strati isolanti sottostanti.
Dal punto di vista architettonico, la filosofia progettuale dello Studio Piva parte dalla considerazione che dalla torre è possibile spaziare a 360° sul paesaggio circostante (il quartiere è limitrofo all’area dello Scalo di Porta Romana dove fervono i lavori di riqualificazione per le Olimpiadi 2026); ruolo da protagonisti attribuito quindi a dei grandi loggiati che, di fatto, si sviluppano su tutto il perimetro dell’edificio, rendendo osmotica la relazione tra residenze e spazi del territorio circostante.
Loggiati che sono definiti da ampie fasce composte da pannelli in alluminio pressopiegato verniciato di bianco che, essendo completamente riciclabile, aggiungono un forte elemento di compatibilità ambientale che si inscrive bene nel concetto moderno di valutare l’impatto degli edifici sul lungo tutta la loro vita utile (fino alla demolizione o riqualificazione).


Le fasce, movimentate da elementi vetrati (una caratteristica distintiva dei progettisti) che sottolineano gli scorci visuali, evocano, sottolineano dallo Studio Piva, il morbido fluire della seta che di fatto avvolge l’intero edificio, dandogli appunto anche il nome.
Fasce che richiamano (almeno secondo chi scrive, ndr) anche le bendature classiche utilizzate per proteggere i grandi ustionati; una sorta di amorevole abbraccio che virtualmente sana le ferite e le ustioni che la torre ha dovuto subire durante l’incendio.
Una interpretazione che sembra anche essere confermata dalle dichiarazioni dall’architetto Piva che sottolinea come: “Questo progetto nasce per ricostruire rigenerando: per Torre Seta abbiamo previsto un linguaggio architettonico fluido, leggero, una torre osmotica con l’intorno urbano e nella quale i suoi inquilini si possono identificare, scoprendo un nuovo modo di vivere la propria abitazione, soprattutto all’esterno. Il nuovo edificio vuole anche essere portatore di un cambiamento basato su una diversa e più matura consapevolezza in merito a quanto la nostra azione progettuale può contribuire al raggiungimento di obbiettivi eticamente non più rimandabili”.
La Torre, una volta terminata, si comporrà di 19 piani fuori terra che le consentiranno di raggiungere i 70 metri di altezza, svettando da un basamento più materico ed il progetto prevede anche il rifacimento del giardino interno e la sistemazione delle zone pedonali circostanti.
