Proiezione e estetica della nuova India

A circa 150 miglia a nord-ovest di Mumbai, nella città di Surat (stato del Gujarat), sorge un'opera destinata a entrare nei libri di storia: il complesso chiamato Surat Diamond Bourse, pensato per ospitare oltre 65 000 professionisti del diamante – tagliatori, lucidatori, commercianti – e che, con una superficie di oltre 2,66 milioni di m2, supera addirittura il Pentagono statunitense e si proclama oggi "il più grande edificio per uffici al mondo".
L'edificio è stato completato nell'aprile 2023 e ha visto l'ingresso dei primi occupanti entro novembre dello stesso anno. Il progetto è frutto dello studio indiano Morphogenesis, vincitore di un concorso internazionale, e risponde a una precisa domanda di densità funzionale: tutte le postazioni erano state acquistate da aziende diamantifere prima della costruzione, un indice di quanto forte fosse la volontà di concentrare qui l'intero "hub" del settore.
La configurazione architettonica è fatta da nove blocchi rettangolari allineati su un grande "spina" centrale, simile a un terminal aeroportuale — pensata per garantire parità d'accesso a tutti i locatari, grandi o piccoli. “Non più di sette minuti per raggiungere ogni ufficio da un ingresso” dichiarano gli architetti di Morphogenesis.
Cinque mila uffici-laboratori si affacciano su nove cortili di seimila metri quadri ciascuno, pensati come luoghi di incontri informali, transazioni "alla bazaar" e conversazioni veloci: “I corridoi assomigliano ai bazar tradizionali dove avvengono le trattative” afferma la co-fondatrice Sonali Rastogi.
In un contesto urbano dove le temperature estive possono superare i 40 °C, Morphogenesis ha alzato l'asticella della sostenibilità. La spina centrale è sagomata per canalizzare le brezze predominanti, riducendo il ricorso all'aria condizionata. Le aree comuni sono in parte raffrescate con acqua radiante e parte attraverso ventilazione naturale: circa metà del volume complessivo lo sfrutta.


Il complesso vanta anche celle fotovoltaiche e sistemi di raffrescamento a bassa energia, che gli consentono un consumo inferiore del 50 % rispetto al massimo consentito per ottenere la certificazione "Platino" dell'Indian Green Building Council.
Il complesso non è soltanto un edificio ma un’"ancora" per un nuovo distretto che dovrebbe sorgere a sud di Surat, nell'ambizioso progetto denominato "Dream City", sette milioni di metri quadri destinati a diventare un polo urbano-economico smart. L'edificio della Surat Diamond Bourse diventa così simbolo e motore del cambiamento urbano, chiamato a riscrivere la geografia produttiva della regione e a contenere un comparto fino a ieri disperso o traslocato altrove. Il CEO del progetto, Mahesh Gadhavi , ha dichiarato che migliaia di professionisti non dovranno più pendolare quotidianamente verso Mumbai.
Il caso di Surat ci richiama alcune questioni che riguardano anche l'Europa e l'Italia: la densità funzionale degli edifici, la centralità del luogo di lavoro come ambito sociale, la sostenibilità integrata nel design e, soprattutto, la capacità dell'architettura di generare non solo spazio, ma città. Il fatto che un progetto così ambizioso sia stato concepito da uno studio indiano, risponde alla domanda su dove stia oggi l'innovazione.
In questo edificio si coniugano alte prestazioni tecniche, economia di scala, valori sociali ("democratic" design), sostenibilità ambientale e nuova geografia produttiva. È un paradigma che può diventare riferimento anche per contestare modelli obsoleti del "campus aziendale" dispersivo o dei poli isolati.

Con la inaugurazione della Surat Diamond Bourse, si apre un capitolo nuovo: gli edifici — se ben pensati —non sono soltanto contenitori ma strumenti per trasformare città, industrie, comunità. In una sola struttura si condensano visione architettonica, spinta economica e responsabilità ambientale. Resta da vedere come, nei prossimi anni, questo gigante d'uffici trasformerà il tessuto urbano e produttivo attorno a sé. Perché, come spesso accade, i più grandi edifici diventano i più grandi testimoni del nostro tempo.