Dove la città impara a respirare di nuovo
Ci sono luoghi che attendono in silenzio, sospesi tra ciò che erano e ciò che potrebbero diventare. Spazi anonimi, rimasti ai margini della narrazione urbana, dove l’asfalto scolorito e l’erba dimenticata raccontano storie di occasioni mancate. A Kaunas, in Lituania, uno di questi luoghi è tornato a parlare. E lo fa con un linguaggio nuovo, fatto di forme leggere, gesti accoglienti e attenzione condivisa. Kovo 11 Park, firmato da Inout.designstudio, è una rigenerazione che non cerca effetti speciali, ma un senso profondo.
Collocato nel quartiere Griciupis, tra edifici residenziali e infrastrutture scolastiche, il parco si estende per quasi 7.000 metri quadrati e nasce da un’esigenza concreta: restituire valore e funzione a un vuoto urbano, rendendolo protagonista di una nuova centralità.


Qui il progetto non si impone, ma si insinua con delicatezza, ascoltando le abitudini del quartiere, i suoi ritmi e i suoi desideri inespressi. Lo spazio prende forma come una trama continua, attraversabile, pensata per intrecciare relazioni: tre ingressi principali si aprono su una rete fluida di camminamenti che attraversano zone di sosta, aree gioco, giardini didattici, piccole oasi di quiete e scoperta.
Il parco è un corpo vivo, in movimento. A nord, il gioco si fa esplorazione: un labirinto sensoriale, pareti per arrampicata, scivoli e un bagno automatizzato che risponde a logiche di accessibilità. Al centro, il ritmo rallenta: una fontana diventa punto d’incontro, le pergole offrono ombra, le aiuole si aprono a esperienze educative e percettive.
A sud, trampolini interrati, colline artificiali, altalene e amache si distribuiscono tra pavimentazioni anti-trauma e inserti naturali, costruendo un paesaggio che stimola il corpo e la fantasia. Lungo la scarpata occidentale, una parete da arrampicata si arrampica letteralmente sul terreno, trasformando un dislivello in opportunità.
Nulla è lasciato al caso, ma tutto appare spontaneo. Il disegno vegetale accompagna ogni percorso: alberature esistenti vengono integrate da nuove piantumazioni che offrono ombra, colore, biodiversità. L’illuminazione — sobria ma puntuale — guida i passaggi senza invadere. Panchine, cestini e pannelli informativi sono posizionati con discrezione, ma con cura evidente. È un parco che accoglie tutti, senza retorica: persone con disabilità, famiglie, studenti, anziani. Ognuno trova un luogo in cui stare, o semplicemente passare, senza barriere fisiche né simboliche.

Kovo 11 Park è il risultato di un gesto progettuale che non cerca di stupire, ma di durare. In un contesto urbano stratificato e complesso, riesce a essere spazio pubblico e rifugio, crocevia e soglia, paesaggio e infrastruttura. Un esempio concreto di come l’architettura del paesaggio possa intervenire con discrezione, ridefinendo le regole della convivenza urbana attraverso forme gentili. Non è solo un parco: è una nuova grammatica dello stare insieme, un dispositivo di ascolto per la città.
E mentre la vegetazione cresce e le tracce del passato si confondono con il presente, Kovo 11 Park insegna — con semplicità e precisione — che anche nei margini può nascere la bellezza. E che i luoghi, se disegnati con rispetto, possono tornare a far parte delle nostre vite senza chiedere nulla in cambio, se non il tempo per attraversarli.