Diriyah Art Futures vincitore
Nel silenzio vasto del deserto saudita, una proposta architettonica sorge con l’ambizione di dialogare con il futuro: Diriyah Art Futures. È questo il progetto che, in occasione della XIII edizione del Premio Dedalo Minosse, si è aggiudicato il riconoscimento più prestigioso, consacrando la committenza illuminata come fulcro essenziale dell’architettura di qualità.

Il Premio Dedalo Minosse, con la sua lunga tradizione, celebra non l’architetto come stella solitaria, ma la relazione virile — e misurata — tra committente e progettista: è l’atto che rende possibile il costruire autentico. In questa edizione, la giuria ha valutato oltre 400 opere pervenute da ogni continente, selezionando 5 premi internazionali, 9 premi speciali e 11 segnalazioni.
A conquistare il Premio nell’ambito della committenza internazionale è il Diriyah Art Futures, commissionato da Diriyah Company (di cui avevamo parlato su promisedlands.it in questo articolo) e rigorosamente progettato da Schiattarella Associati . Concepito come primo museo dell’area del Golfo dedicato all’arte digitale, il DAF emerge ai margini del deserto saudita con un linguaggio architettonico che intreccia radici storiche e visioni contemporanee.
L’edificio non è solo spazio espositivo: è nodo urbano, centro di formazione, laboratorio e specchio delle ambizioni del Piano Saudi Vision 2030. In un’area antropizzata in trasformazione, DAF riscrive la relazione con la natura — materia viva del progetto — attraverso materiali, forme e spazi integrati. L’architettura si fa ponte tra memoria locale e proiezione globale, restituendo dignità e potenza a un paesaggio fragile eppure carico di storia.
È emblematico che il progetto si sia aggiudicato anche il Premio Speciale Marmomac, testimoniando come l’eccellenza nei materiali e nell’innovazione tecnica si coniughino con le aspirazioni culturali del sito.


Il panorama dei premiati spicca per varietà geografica e di approccio. Nella categoria Under 40 il premio è andato al progetto Ecoparque Ciénaga de Mallorquín di Deb Architecture e El Equipo Mazzanti, in Colombia: una barriera vivente tra mangrovie e città, modulare e integrata.
Il Premio ALA è stato assegnato a Narrow House di Lorenzo Guzzini: un intervento domestico e di riuso leggero, capace di trasformare spazi esistenti con sensibilità paesaggistica. L’ALA Under 40 è andato invece a We Rural dello studio Archisbang, progetto che fa del cascinale agricolo un “laboratorio sociale” in equilibrio tra memoria e innovazione.
Non meno rilevante il Premio Andrea Palladio, conferito alla Thaden School (USA), concepita come campus che dissolve i confini tra interno ed esterno, tra natura e spazio dell’apprendimento.
Ai premi speciali e alle segnalazioni si aggiungono storie diverse: dal restauro paesaggistico a interni sensibili, da cantine underground a riconversioni emblematiche. Ognuno è traccia di impegno, ciascuno narrazione di una fiducia nella materia, nell’umanesimo costruttivo.
Il Premio Dedalo Minosse, sin dall’origine, punta su una parola chiave che attraversa tutte le sue edizioni: responsabilità. Responsabilità non solo verso il contesto e il paesaggio, ma verso le comunità, l’ambiente, la durata. In questa edizione, le linee guida che hanno guidato la giuria — internazionalizzazione, sostenibilità, inclusività — sono state assai concrete.

Premiare la committenza significa riconoscere che ogni progetto vive perché qualcuno osa affidarlo, investirci, sostenerlo nei rischi e nelle complessità. Diriyah Art Futures è paradigma di questo gesto: un progetto che non nasce per legittimare un’archistar, ma per configurare una tensione culturale, un dispositivo spaziale capace di plasmare il domani.

Nel deserto, l’architettura del vuoto diventa architettura dell’aspirazione. E il DAF lo racconta con misura, rigore, poesia.
La cerimonia, tenutasi nel suggestivo Teatro Olimpico di Vicenza, ha voluto essere omaggio al rapporto secolare tra progettista e committente, nei luoghi dove la materia e l’idea si intrecciano.
Ora, con Diriyah Art Futures saldamente posizionato come icona emergente, l’appuntamento col progetto vero comincia: cantieri, dettagli, materiali, clima, tecnologie, partecipazioni. Come un alfabeto che attende di essere scritto.