Una copertura tra passato e futuro
Floriana, Malta — Tra le antiche mura delle Floriana Lines, fortificazioni del XVII secolo affacciate sul porto di Marsamxett e patrimonio UNESCO, nasce il MICAS (Malta International Contemporary Art Space), primo museo maltese interamente dedicato all’arte contemporanea. Un progetto di grande coraggio, firmato dagli architetti fiorentini di Ipostudio Architetti, che intreccia memoria e contemporaneità, sotterraneo e segno nel cielo.

Lo studio guidato da Lucia Celle, Carlo Terpolilli ed Elisabetta Zanasi Gabrielli ha affrontato la sfida di costruire non su ossatura nuova ma sovrapponendosi a una fortificazione esistente: bastioni, fossato, mura seicentesche restaurate e riattivate. Il MICAS emerge dal fosso della Ritirata dissolvendo i confini tra antico e contemporaneo. “L’idea era quella di immaginare una copertura che varcasse lo spazio della Ritirata, senza appoggi intermedi. Una struttura sopra le strutture dei bastioni, ma anche un artefatto che si ponesse come una attrezzatura, una infrastruttura tra passato e futuro” spiega Terpolilli.
L’elemento dominante del progetto diventa così un tetto-monumento che si solleva oltre le mura, facciata e segno architettonico capace di dialogare con il paesaggio storico.
Il progetto, commissionato dal Restoration Directorate del Governo di Malta, ha coinvolto consulenti tecnici come AEI Progetti per le strutture e b.NEL per gli impianti, con il supporto di Hermann Bonnici e la collaborazione di EMDP Ltd. La progettazione è avvenuta tra il 2017 e il 2018, la realizzazione tra il 2020 e il 2021, per un costo complessivo di circa 9 milioni di euro, di cui quasi 4 destinati alle strutture portanti. La copertura si estende per circa 2.500 metri quadrati, mentre le gallerie interne raggiungono 1.400 metri quadrati; l’intero sito, inclusi spazi esterni ed eventi, si sviluppa su oltre 8.300 metri quadrati.
Entrare al MICAS significa attraversare un’esperienza che non è solo museale. Le gallerie si aprono sotto una copertura in vetro float filtrata da schermature solari, le terrazze seguono i livelli dei bastioni, gli spazi all’aperto si offrono come scenografie di luce e mare.

La struttura portante della copertura è realizzata con travi d’acciaio saldate da 60 per 120 centimetri in una griglia di tre metri per tre, che in alcuni punti si innalzano verticalmente diventando facciata. I vuoti tra le anime delle travi ospitano i canali per la gestione delle acque, mentre il sistema assolve a funzioni tecniche di ventilazione, illuminazione e scenografia espositiva.

L’apertura al pubblico è avvenuta nell’ottobre 2024 con la mostra inaugurale “Transcending the Domestic” di Joana Vasconcelos, che ha trasformato materiali di uso quotidiano in installazioni provocatorie, inaugurando non solo uno spazio fisico ma un dialogo culturale nuovo per l’isola.
La direttrice artistica Edith Devaney ha dichiarato che l’obiettivo è “essere sensibili ai bisogni del pubblico” e al tempo stesso rendere il museo un protagonista del panorama artistico internazionale. MICAS non possiede ancora una collezione permanente strutturata, ma ambisce a diventare piattaforma viva di produzione e ospitalità culturale.
Questa nuova istituzione è parte di una più ampia strategia urbana: recupero delle fortificazioni, restauro delle mura, apertura verso il mare e riconnessione con i giardini storici. Non è solo un museo, ma un punto di vista, un percorso, un’esperienza urbana. La delicatezza dell’intervento, che ha dovuto rispettare stratificazioni archeologiche e vincoli monumentali, si accompagna alla complessità tecnica della gestione della luce naturale e della manutenzione di una copertura così articolata.
Il MICAS è dunque uno specchio: del passato che nutre, del presente che osa e del futuro che costruisce. Appena varcata la soglia, si entra in un luogo che non chiede solo di essere guardato, ma vissuto. Con la sua architettura che sospende e copre senza nascondere, che illumina e apre al cielo, il museo maltese diventa nuova stella nel firmamento dell’arte contemporanea del Mediterraneo.

Un segno che ricorda che la storia non è soltanto ciò che è stato, ma il terreno fertile su cui può germinare l’innovazione. E il MICAS, sopra una fortificazione secolare, innalza non una barriera ma una finestra.