Scena Continua

Nell’immaginario del romanzo di Georges Perec, “La vita, istruzioni per l’uso”, le pareti cadono e l’edificio si apre come un teatro di vite simultanee, cento stanze visibili insieme. L’idea di una trasparenza moltiplicata, tra narrazione e voyeurismo, attraversa la modernità. Pittura, teatro, musica, cinema: dalla Cappella degli Scrovegni a Dogville di Lars von Trier, la griglia delle scene diventa forma. È questa genealogia che Lombardini22 convoca per Beirut, dove Intermeuble, storica società libanese del design, ha scelto di trasformare un cinema chiuso in showroom polifonico.
Un ritorno alle origini: era stato proprio un vecchio teatro a ospitare nel 1979 il primo negozio della società, in piena guerra civile. Oggi, di nuovo in un tempo di conflitto, prende corpo un progetto capace di intrecciare memoria, mercato e cultura.
Il luogo è il Sofil Centre, edificio iconico nel quartiere di Achrafieh. Qui Intermeuble aveva già due monobrand: Poltrona Frau (180 m²) e Cassina (240 m²). Con l’acquisizione degli spazi del Metropolis Art Cinema, chiuso nel 2020, si è aperta la possibilità di unire in un unico organismo questi frammenti. Nasce così uno showroom di circa 1800 m², interrato, che oltre a integrare i marchi esistenti introduce un terzo monobrand, Vitra. Una sfida di flussi e dislivelli risolta con leggerezza scenografica, grazie a un sistema spaziale che evoca il set teatrale: un condensatore di narrazioni, più che un semplice punto vendita.
La sequenza degli spazi è pensata come un copione. L’ingresso su Michel Bustros Street accoglie con un Indoor Garden, preludio vegetale e luminoso che introduce al foyer.

Qui si innestano funzioni di relazione: una caffetteria firmata Arclinea, una Materioteca ricca di campioni, un grande Led Wall come sfondo visivo. Da questo nodo il visitatore accede al cuore del sistema: una platea multiforme su cui si aprono ventisei ambientazioni modulari, distribuite lungo tre lati come quinte scenografiche. Ogni box ospita un brand, e la progressione sfrutta la pendenza originaria della sala cinematografica, articolandosi tra singole e doppie altezze.

Al centro si apre un dispositivo speciale: un “giardino virtuale”, volume trasparente e lussureggiante che diffonde luce naturale simulata grazie a sistemi CoeLux. Uno spazio per ambientare arredi outdoor, ma anche per creare coni ottici che collegano le quinte laterali. Due percorsi principali si sviluppano a partire da qui: una piattaforma piana che culmina in uno spazio a gradoni, “The Steps”, e una galleria di ambientazioni che si rincorrono come sequenze filmiche. L’allestimento non sovraccarica, ma accenna scenari possibili, lasciando che siano i visitatori a completarli con la propria immaginazione.
Il progetto si fonda su una tensione precisa: non solo mostrare prodotti, ma costruire un playground per progettisti, un luogo di ispirazione e incontro. Gli spazi si offrono come dispositivi per generare relazioni, ospitare eventi, diventare attivatori culturali.
La luce artificiale, calibrata come luce naturale, trasforma l’interrato in un ambiente senza tempo. I materiali, scelti con cura, amplificano la percezione tattile: superfici lisce e opache si alternano a trasparenze, con dettagli capaci di risuonare con i brand ospitati.
Beirut, città di strati e ferite, accoglie dunque un progetto che non si limita a celebrare il design, ma lo innesta in un tessuto urbano e sociale in continuo mutamento. Nel nuovo showroom di Intermeuble, l’ex cinema diventa scena collettiva: ogni ambiente è parte di una storia più ampia, ogni arredo un frammento di racconto. Un teatro che non ha più spettatori ma attori, dove l’acquisto è solo uno dei possibili atti. La griglia di visibilità simultanea si fa architettura: una scena continua, capace di trasformare la vendita in esperienza, e l’esperienza in comunità.
