Due dita verso il cielo
Nella provincia montuosa di Guizhou, regione tra le più remote e impervie della Cina, un canyon profondo ha sempre rappresentato un ostacolo invalicabile. Il fiume Beipan, che scorre nella gola dello Huajiang, divide comunità e tempi di percorrenza: un viaggio di due ore per attraversarlo, strade tortuose, ponti minori mai in grado di domare la verticalità del paesaggio. Qui, nel 2022, è iniziata un’opera che avrebbe riscritto la geografia della regione: il Huajiang Grand Canyon Bridge, progettato come parte dell’autostrada Liuzhi–Anlong (Guizhou S57). Inaugurato il 28 settembre 2025, è oggi il ponte più alto del mondo, simbolo di come l’ingegneria contemporanea trasformi ostacoli naturali in occasioni di connessione. La costruzione ha richiesto 42 mesi e un investimento di circa 2 miliardi di yuan (240 milioni di dollari), condensando decenni di innovazioni tecnologiche in una sola traiettoria sospesa.


Il ponte si estende per 2.890 metri, con un’impressionante campata principale di 1.420 metri, sorretta da torri alte 262 metri. Il dato che lo rende unico è però l’altitudine della carreggiata: 625 metri sopra il livello dell’acqua, più di due volte l’altezza della Tour Eiffel, che ne fa il ponte stradale più alto mai costruito. La struttura è concepita come un ponte sospeso a cavi portanti, con 93 travi reticolari d’acciaio, ciascuna dal peso medio di 215 tonnellate. Una quantità di materiale e precisione ingegneristica che supera qualunque precedente tentativo simile. Le quattro corsie che lo attraversano collegano con continuità il distretto speciale di Liuzhi (Liupanshui) alla contea di Anlong (Qianxinan), riducendo i tempi di attraversamento da due ore a soli due minuti. Non solo infrastruttura, ma salto epocale per mobilità e sviluppo economico in un’area montuosa spesso tagliata fuori dalle rotte principali.
Costruire a quell’altitudine e in un canyon soggetto a venti estremi (anche oltre forza 12 della scala Beaufort) ha imposto soluzioni inedite. Sono stati sviluppati un sistema intelligente di sollevamento dei cavi, tecniche di saldatura resistenti a vibrazioni e torsioni, oltre a un sistema di monitoraggio in tempo reale basato sulla rete satellitare BeiDou. Ogni fase del montaggio ha richiesto precisioni millimetriche: lavorare su travi d’acciaio da centinaia di tonnellate sospese nel vuoto è stato possibile solo con l’ausilio di droni, gru speciali e sistemi di stabilizzazione dinamica. Per affrontare le pendenze del terreno e le condizioni atmosferiche variabili, il progetto ha introdotto piattaforme mobili ancorate direttamente alle torri principali. In parallelo, un sistema di sensori integrati garantirà per tutta la vita utile del ponte controlli costanti su vibrazioni, spostamenti e deformazioni, rendendo l’opera non solo monumento al rischio calcolato, ma anche dispositivo intelligente di sicurezza.


Il Huajiang Grand Canyon Bridge non è pensato solo come via di transito. Lungo la sua estensione si aprono piattaforme panoramiche e percorsi pedonali sopraelevati che permettono di contemplare il paesaggio in sicurezza, trasformando la struttura in meta turistica oltre che in arteria autostradale. Alcuni tratti includono camminamenti di vetro e spazi pensati per la sosta, così che il ponte stesso diventi luogo di esperienza. L’opera si inscrive in una strategia più ampia della Cina: integrare infrastrutture e turismo, collegare comunità e attrarre visitatori verso aree montuose altrimenti marginali. Il canyon dello Huajiang, con le sue pareti scoscese e il fiume che serpeggia in basso, trova ora un nuovo protagonista sospeso nel cielo. Più che una struttura tecnica, il ponte appare come un segno poetico nel paesaggio: linee tese tra montagne che diventano calligrafia di acciaio. È promessa e testimonianza: che anche nel vuoto più estremo può nascere un orizzonte abitabile, un cammino che trasforma il baratro in visione condivisa.