Un Beherens tutto nuovo
Chi non avrebbe un minimo di timore reverenziale a confrontarsi con un’opera di Peter Beherens, poliedrico innovatore che tanto ha fatto per le Jugendstil tedesco, ma soprattutto uno dei padri moderna disciplina del design industriale (per AEG curava tutti gli aspetti della vita dell’azienda, dai radiatori ai francobolli pubblicitari)?
Nessuno sano di mente, per quanto con un ego ipertrofico, si sarebbe potuto accostare alla riqualificazione dello stabilimento austriaco Haus Havanna di Linz, senza sentire il peso del confronto (progetto di Beherens con Alexander Popp, un altro non proprio di poco conto).


Ed è quello che sicuramente hanno pensato nello studio austriaco di architettura Kaltenbacher Architektur, al momento di intervenire nella riprogettazione dello stabilimento, costruito negli anni Trenta del secolo scorso, per ospitare una manifattura tabacchi, ora concepito per funzioni contemporanee come uffici e spazi didattici.


Il risultato è stato un rispetto dei volumi esterni originali, con una attenta trasformazione della facciata che, pur rispettando le geometrie complessive di Behrens e Popp, si adegua alle nuove esigenze funzionali, trasformando i materiali che la compongono.
Nella facciata nord, al posto di un paramento chiuso in laterizio, gli architetti tedeschi hanno pensato una muratura a fasce che facesse filtrare la luce necessaria per le nuove funzioni; la scelta si è orientata su blocchi in vetrocemento (alternati a basse fasce finestrate), precisamente circa 70.000, che ricoprono tutti i sei piani della struttura riqualificata, con una superficie complessiva di oltre 1.800 m2.
Le strutture portanti orizzontali (in travi di acciaio) sono quasi sempre nascoste, ancora per rispettare la tessitura formale originaria dell’edificio; l’unica eccezione è rappresentata nelle fasce orizzontali di finestre che sostengono la struttura, dove gli elementi in acciaio sono visibili.
Le finestre in acciaio sono organizzate nella griglia predeterminata della struttura scheletrica in calcestruzzo e consentono la ventilazione naturale attraverso un'apertura a battente girevole, anche come riferimento al modello storico.
Ovviamente gli spazi esterni sono stati completamente ripensati (anche se mantengono la struttura assiale dell’edificio originario) e ora ospitano aule per la didattica al piano terreno e nei piani superiori spazi per uffici, pensati come grandi spazi open space polifunzionali (e anche per lasciare libertà di personalizzazione ai singoli tenant).


Il vano scala, baricentrico e immediatamente visibile dall’accesso principale, è composto da due rampe autoportanti in calcestruzzo facciavista collocate in direzioni opposte una rispetto all’altra, dal forte impatto materico, a metà strada tra un film di Harry Potter e suggestioni esheriane. Le scale sono illuminate da vetrature circolari che richiamano le finestre ad oblò che caratterizzano le strutture dello storico comparto industriale. Accanto al vano scala trovano posto due vani accessori e un ulteriore rampa di salita di servizio.
@ Oliver Steinbauer + MW Architekturfotografie
@ Kaltenbacher Architektur