Quando la stazione diventa ponte

A Santiago de Compostela, la linea ferroviaria che per decenni ha reciso il tessuto urbano è finalmente superata. Estudio Herreros, vincitore del concorso indetto da ADIF, ha trasformato quel taglio in un punto di contatto: una stazione AVE intermodale che si appoggia su passerelle, pilotis e volumi sospesi per riannodare quartieri e tessuto cittadino. Non è solo un edificio: è una sutura architettonica che rinnova il paesaggio.
La prima pietra simbolica dell’operazione è la passerella pedonale, aperta al pubblico già nel 2021, che oggi funge da asse portante per il grosso del volume passeggeri. Su questo “ponte” si innesta il nuovo corpo stazione, posto trasversalmente sui binari. L’idea: evitare di interrompere il traffico ferroviario, lavorare “sopra” ai flussi e restituire continuità urbana.
Il complesso si sviluppa su una superficie di circa 35.250 m2 e sul piano urbano si dispiega tra due piazze: la Plaza de la Estación a nord e la Plaza Clara Campoamor a sud, collegate dall’ossatura verticale della stazione. La costruzione poggia su elementi prefabbricati in calcestruzzo e piloni, che reggono una piattaforma orizzontale sulla quale si innalzano i volumi leggeri dei corpi passeggeri.
I materiali scelti legano estetica e pragmatismo: elementi in metallo espanso (expanded metal) schermano e “guardano” verso il paesaggio; pannelli metallici verniciati in verde industriale costituiscono la struttura portante; facciate in vetro testurizzato, policarbonato e U-glass permettono giochi di trasparenza e texture. Il tetto in zinco completa il linguaggio industriale del complesso.
Dal punto di vista funzionale, è stata disegnata una distribuzione multilivello: accessi per auto e taxi su un livello basso, aree pedonali libere dallo smog su un livello superiore. Scale mobili, rampe e ascensori garantiscono connessioni fluide verso le piattaforme ferroviarie.
Ma l’intervento non è solo bellezza visiva: ha una missione sociale. Per decenni, il fossato dei binari ha isolato quartieri come Pontepedriña dal centro storico. La stazione rilancia il principio dell’equità metropolitana: dai pendolari a chi si muove a piedi, l’obiettivo è restituire accessibilità.


Il nome ufficiale del nodo urbano è Santiago de Compostela-Daniel Castelao, e nel 2024 ha raggiunto i 4,37 milioni di passeggeri, confermandosi la stazione con il maggior traffico in tutta la Galizia. È nodo dell’Eixo Atlántico AVE, della linea Madrid–Galizia e dell’asse ad alta velocità della costa galiziana. I treni ad assetto variabile su quella tratta possono raggiungere 250 km/h, mentre recentemente gli AVRIL Talgo consentono punte dipendenti fino a 330 km/h.
Anche la struttura ingegneristica merita nota: lo studio delle strutture è curato da BACBCG e l’ingegneria da Prointec, con la direzione dei lavori affidata a INECO. Il team centrale include Juan Herreros e Jens Richter in qualità di architetti partner.
Il risultato è potentemente suggestivo: una macchina urbana sospesa che appare fragile ma regge un carico simbolico — quello della connessione, della continuità e del progresso. Il ponte-frammento architettonico diventa casa, ingresso e filtro tra città e infrastruttura.
Oggi la stazione è in funzione e termina la fase più visibile del progetto (l’apertura nel 2025 del corpo passeggeri) dopo che la passerella precedente aveva già avviato il processo di riconnessione urbana. Nei giornali spagnoli emerge un tema ricorrente: «Una estación que repara la ciudad» — una stazione che ripara la città, un intervento che non corregge solo spazi, ma soglie sociali.

Vagare sotto la continuità metallica e luminosa, attraversare la passerella che innesta quartieri, salire rampe che portano al volume che sospende il cielo: è qui che l’architettura smette di essere “edificio” per diventare infrastruttura di senso. Santiago rialza così le sue ferite storiche — quei binari che prima separavano — grazie a un gesto elegante e radicale: attraversare è casa.












