Dove il fiume piega la forma
Nel cuore del Kistefos Sculpture Park, a Jevnaker — circa un’ora da Oslo — lo studio Bjarke Ingels Group (BIG) ha inciso nell’anima del paesaggio un’opera che ridefinisce i confini tra infrastruttura, scultura e spazio espositivo.
Il risultato è The Twist, un volume di 1.000 m² che scavalca i circa 60 metri del fiume Randselva, torcendosi — letteralmente — di 90°, per adattarsi alle altimetrie opposte delle due sponde e offrire un percorso che è attraversamento, scoperta e contemplazione.
Entrando da sud, attraverso un ponte in acciaio rivestito in alluminio di 16 metri, si accede a una galleria alta e raccolta, dalle atmosfere discrete e quasi intime: la “Closed Gallery”, pensata per accogliere opere in un silenzio meditativo e con illuminazione artificiale.


Man mano che si avanza lungo il tragitto, lo spazio comincia a ruotare — letteralmente — pareti e soffitto si contorcono, in un fluido passaggio che trasforma la percezione dello spazio: pavimenti che diventano pareti, linee rette che si rincorrono in una curvatura sinuosa, come se l’architettura respirasse.
Questo “twist” centrale non è solo un esercizio visivo: è un’intersezione tra natura e costruzione, tra rigore tecnico e poesia. I pannelli esterni — in alluminio, larghi 40 cm — si dispongono come le pagine di un libro che lentamente si sfoglia, creando la doppia curvatura che definisce l’edificio. All’interno, le superfici di pavimento, pareti e soffitto sono rivestite da doghe di abete larghe 8 cm, dipinte di bianco, pronte a fungere da sfondo neutro e omogeneo per le esposizioni.
Uscendo verso nord, lo spazio si apre in una grande galleria orizzontale e luminosa, inondata di luce naturale da una facciata vetrata a tutta altezza che si curva, accompagnando il terreno, fino a generare una striscia di lucernario in alto. Da qui la vista si apre sul fiume, sul bosco e sulla vecchia cartiera — l’antica ragione dell’esistenza del parco — restituendo il contesto storico e naturale.
La complessità della struttura — concepita come trave-ponte in acciaio, con geometria torsionale — non ha impedito di trasformare l’idea architettonica in un edificio reale. Dopo un’attenta fase di modellazione e ingegnerizzazione del progetto, è stata montata un ponte provvisorio sul fiume, necessario per supportare la costruzione; solo in un secondo momento la struttura è stata liberata, realizzando il ponte-museo definitivo.


All’inaugurazione, lo spazio ha ridefinito il flusso della visita: non più un semplice percorso tra sculture sparse nel parco, ma un circuito continuo, dove attraversare l’acqua significa essere dentro l’opera, fare dell’attraversamento stesso un gesto creativo, partecipativo, immersivo.
The Twist non è un ponte come gli altri, né un museo ordinario. È un invito: a cambiare prospettiva, a considerare il paesaggio non come contesto da abitare o sfruttare, ma come materia viva con cui dialogare. Ogni passo lungo i suoi corridoi è un respiro, un attraversamento tra elementi — legno, metallo, vetro, acqua, alberi — che diventano un’unica esperienza sensoriale.











