Il Disegno è morto, viva il Disegno
La mostra - ideata e curata da Pippo Ciorra è al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 18 aprile - è l'affascinante indagine sui mutamenti in corso nel mondo dell'architettura e degli strumenti necessari per produrla, rappresentarla, comunicarla. In principio era il disegno, atto originario in grado di sintetizzare in un gesto della mano la relazione tra spazio, funzione e struttura, strumento imprescindibile per qualsiasi pensiero spaziale.
Poi, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, abbiamo assistito all’affermarsi di tecniche digitali, pratiche mutuate dall’arte, esercizi di attivismo politico e forme di partecipazione “hands-on" che plasmano gli spazi in cui viviamo e riconoscono importanza minore al “bel disegno”.


Le opere di autori significativi - provenienti in parte dalle collezioni del Museo - accompagnano il visitatore in un viaggio tra XX e XXI secolo, per raccontare come la capacità di rappresentare e definire lo spazio, un tempo riservata al disegno, si espanda oggi verso un mondo fatto da simulazioni digitali, collage, video, performance, tessile e molto altro.
Tutte forme di rappresentazione capaci di imprimere cambiamenti profondi al futuro dell’architettura e delle discipline spaziali.
Identificato da Leon Battista Alberti come sede unica del pensiero architettonico, il disegno si diluisce oggi in mille forme diverse, raccontate nelle sezioni della mostra. La cultura digitale tende a surrogarne il ruolo tramite l’immissione di dati e algoritmi all’inizio del processo progettuale.
L’installazione, il film, la performance e altre pratiche creative lo sostituiscono invece nel lavoro di chi intende difendere la natura artistica del progetto architettonico. L’impegno diretto nelle vite degli spazi, la collaborazione diretta con le comunità sono invece lo strumento preferito di chi crede al valore politico dell’architettura. La mostra approda infine ai casi in cui il disegno è inteso come scelta e come forma di resistenza.
Tra gli autori esposti troviamo chi intende preservarne il ruolo di riaffermazione di un’identità disciplinare, chi si oppone o intende piegare gli strumenti digitali a un’estetica analogica, chi vuole semplicemente opporsi alla riduzione dell’architettura nel campo largo dell’arte, considerato, a torto o a ragione, troppo ininfluente rispetto alla struttura del mondo.
Emanuela Bruni, Presidente Fondazione MAXXI: “Con la nuova stagione espositiva 2025 e, in particolare, con questo nuovo progetto, il museo conferma il proprio impegno nell’indagare i linguaggi dell’architettura contemporanea, disciplina che oggi più che mai si confronta con mutamenti culturali, tecnologici e sociali profondi. Attraverso opere che mettono in discussione i confini tradizionali del progetto, la mostra racconta come l’arte del costruire sappia rinnovarsi, dialogando con l’arte e il digitale e riesca così a offrire chiavi di lettura sempre nuove per comprendere i modi in cui costruiamo e abitiamo il mondo contemporaneo”.