- INFO POINT
- Di Redazione PL
- Stato: Edificio concluso
Ali di Vetro
Edilizia TerziariaQuasi nel centro di Zurigo, dove il trambusto delle rotaie incontra il respiro delle piazze cittadine, nasce una nuova icona architettonica: Haus zum Falken, progettata da Santiago Calatrava.
Completato nel 2025 accanto alla storica Stadelhofen Station — nodo ferroviario che l’architetto stesso aveva trasformato tra gli anni ’80 e ’90 — questo edificio non è soltanto un complesso per uffici; vuole essere un elemento che scolpisce il paesaggio, una struttura che fa da ponte tra passato e futuro. La sua massa compatta e trasparente occupa un lotto triangolare che per anni era rimasto sospeso tra flussi pedonali, treni in passaggio e il lento scorrere del lago.
Con una superficie interna priva di colonne, una facciata in vetro piegato composta da 260 pannelli prefabbricati e un basamento in pietra locale, Haus zum Falken si integra nel contesto urbano con l’audacia tipica di Calatrava: tecnica, poesia, dinamismo. Sotto la superficie, una struttura ciclabile da 800 posti — distribuita su tre livelli — trasforma la mobilità quotidiana e restituisce alla città una piazza pedonale ampia e luminosa.
Il progetto, certificato LEED Gold e conforme allo standard Minergie-P, porta con sé una riflessione profonda sul futuro delle città: sostenibili, leggere, attraversabili, luminose. È un’opera che non si limita a ospitare, ma racconta la propria epoca e ne anticipa i movimenti.
Urbanità rifetta
Haus zum Falken si inserisce come tassello mancante in un mosaico urbano complesso, dove la Stadelhofer Platz, il lago di Zurigo, l’Opera House e Sechseläutenplatz compongono un sistema di spazi pubblici tra i più frequentati della città. I progettisti hanno scelto di arretrare il piano terra, creando così la nuova Falkensteg Square, una piazza che respira, invita, accoglie.
La scelta non è un vezzo estetico, ma un intento civico: restituire spazio ai pedoni, sciogliere la densità urbana, facilitare il transito tra la città e la stazione. L’ampio uso di pietra naturale nel basamento radica l’edificio nel tessuto storico, mentre la piazza si apre come una soglia, un diaframma tra mobilità e sosta. Dal lato opposto, su Kreuzbühlstrasse, un piccolo piazzale verde incornicia le torri del Grossmünster, creando una linea di vista che lega la nuova architettura a una delle icone più riconoscibili della città. In un contesto dove ogni centimetro è prezioso, Haus zum Falken dimostra come l’architettura possa ancora essere generosa: sottrae spazio a sé stessa per offrirlo alla comunità.
Guscio di luce
La facciata di Haus zum Falken è un organismo vivo. Formata da 260 pannelli di vetro piegato, tutti prodotti singolarmente, appare come un drappo di luce che cambia con il tempo e la stagione. Le sue pieghe, precise e leggere, catturano riflessi del cielo e della città, rendendo l’edificio mutevole: fresco al mattino, scintillante a mezzogiorno, vibrante al tramonto. Il basamento in pietra, solido e scolpito, dà l’impressione di una radice, mentre il volume superiore, completamente vetrato, sembra liberarsi dal peso urbano per dialogare con l’aria. Calatrava non modella una facciata, ma una membrana sensibile che traduce il movimento urbano in luce. La piegatura delle superfici, oltre al valore estetico, migliora l’isolamento acustico e mitiga l’impatto del rumore dei treni. In un’area così trafficata, questa scelta tecnica permette agli interni di rimanere luminosi e silenziosi: un equilibrio raro tra densità urbana e calma percettiva.
Dentro lo spazio
Gli interni dell’edificio rivelano la seconda anima del progetto: la fluidità. Il foyer a doppia altezza, rivestito in legno chiaro e dettagli metallici, accoglie i visitatori con un caldo respiro di luce naturale. Un atrio verticale a quattro piani permette alla luce zenitale di scendere come una lama morbida, mentre una scala scultorea — tensione pura in movimento — collega i vari piani con continuità. Le superfici interne, modellate per riflettere e diffondere la luce, amplificano l’effetto di sospensione e trasparenza.
I piani dedicati agli uffici sono privi di colonne, grazie a una struttura portante avanzata nascosta nel nucleo centrale: questo consente massima flessibilità nell’uso degli spazi. Grandi finestre incorniciano scorci di Zurigo: binari, tetti, acqua, montagne lontane. L’atmosfera interna è quasi museale, ma al tempo stesso pratica: è uno spazio nato per essere vissuto, attraversato, trasformato.
Mobilità e sostenibilità
Se la facciata è ciò che cattura l’attenzione, la vera rivoluzione di Haus zum Falken si trova sotto terra. Tre livelli interrati ospitano una delle ciclostazioni più grandi della città, con circa 800 posti bici. Quest’infrastruttura, accessibile direttamente dalla piazza, permette di liberare l’area urbana dai parcheggi in superficie, integrando la mobilità dolce in un nodo strategico.
La realizzazione della struttura ha comportato sfide geotecniche significative: il lotto è piccolo, irregolare e attraversato da una falda acquifera attiva. Sistemi avanzati di impermeabilizzazione e fondazioni speciali hanno permesso di superare tali ostacoli. L’intero complesso migliora la qualità ambientale della zona, riducendo traffico, rumore e ingombro. Questo intervento, silenzioso ma potentissimo, dimostra come l’architettura possa favorire una città più sostenibile senza rinunciare alla bellezza.
Tecnica e futuro
Haus zum Falken non è solo un gesto estetico, ma una macchina efficiente. Le sue componenti — pietra, vetro, acciaio — sono combinate secondo criteri di durabilità e manutenzione ridotta. L’edificio è certificato LEED Gold e soddisfa gli standard Minergie-P per consumo energetico e isolamento termico. La copertura integra pannelli fotovoltaici e una grande superficie verde che migliora l’isolamento e assorbe acqua piovana. Il ricorso a materiali locali e processi costruttivi a basso impatto riduce ulteriormente l’impronta ambientale dell’opera. Come spesso accade nelle architetture di Calatrava, l’etica della sostenibilità si intreccia con la poetica della forma: nulla è superfluo, nulla è puramente decorativo. L’edificio diventa così manifesto di un futuro possibile, in cui la tecnologia si mette al servizio della città e non viceversa.













