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- Di Laura Marcellini
Restauro del Moderno
ProtagonistiIl tema del restauro del Moderno, con tutte le complessità e controversie che porta con sé, è diventato oggetto di discussioni sempre più accese.
Dal termine della seconda grande guerra, fino all'inevitabile intensificazione costruttiva del boom economico, lo sviluppo tecnologico di nuovi materiali, principalmente vetro, ferro e cemento armato, ha sconvolto la lunga tradizione introducendo nuove idee, a volte dissacranti, del costruito architettonico.
La sfida è ardua ma stimolante: garantire l'elemento di continuità metodologica nell'approccio al restauro di edifici moderni, proponendo elementi più innovativi che l'era moderna ha generato e garantendo il rispetto del passato.
Il progettista è chiamato a dare nuova vita all'architettura, integrando, rinnovando, consolidando e persino realizzando soluzioni ex novo, combinate da una scelta consapevole della necessità del riconoscere il valore dell'opera originale. Il restauro oggi è inteso quindi come atto di orientamento culturale, non solo tecnico, ed è un'esplorazione del dialogo che la società Moderna ha con la storia, le forme e i materiali.
Ne parliamo con Claudio Sangiorgi, docente a contratto di Progettazione Ambientale presso l’ Università di Parma.
Promised Lands: Cosa vuol dire restaurare il Moderno?
Claudio Sangiorgi: "II restauro del Moderno è una sfida e una conquista insieme. Una sfida sotto il profilo delle tecnologie impiegate, a volte anche sperimentali e fortemente innovative per l’epoca, ma poste su un binario evolutivo “a fondo cieco” nell’ambito della produzione edilizia. Con la duplice difficoltà, dunque, di immaginare un percorso di conservazione che sia rispettoso della cultura materiale dell’opera di architettura oggetto di intervento (nel senso che proprio non si trovano materiali e finiture tali e quali), ma anche risolutivo di una serie di patologie che il tempo ha evidenziato come congenite a certe soluzioni applicative.
Una conquista perché troppo spesso ancora, da parte delle Amministrazioni Condominiali, degli stessi Enti statali e parastatali, e delle utenze private si misconosce la qualità intrinseca in manufatti della stagione Razionalista, costruiti su partiti compositivi di rarefatto impaginato e rimandi proporzionali altrettanto rigorosi, quanto fragili.
Per me, dunque, restaurare il Moderno, significa un impegno civile per la perpetuazione della memoria e dell’identità di edifici e opere che hanno segnato in modo rivoluzionario la storia dell’Architettura e dell’Ingegneria: icone del passaggio dal mondo dell’800, e dalle sue elitarie chiusure, al concitato e pur contraddittorio (e a volte tragico) prorompersi della rivoluzione tecnologica e sociale del ‘900".
Promised Lands: In che modo si scelgono gli edifici meritevoli di restauro?
Claudio Sangiorgi: “In realtà, non si tratta di scegliere, ma - con inversione logica - di cambiare metodo di approccio, assumendo la conservazione quale stella polare di qualsivoglia intervento si realizzi sul costruito. E questo non solo per le ragioni di cui sopra, di tutela di un’identità e della cultura materiale in cui questa si incarna, ma anche per necessaria adozione di sensibilità e pensieri progettuali volti alla sostenibilità, al minor consumo delle risorse, alla circolarità dei cicli di vita dei materiali e dei sistemi tecnologici. In altri e più diretti termini, non bisogna ragionare rispetto a un principio di merito, ma di variazione di metodo: il territorio, il paesaggio, i contesti urbani, i singoli edifici… sono tutti elementi che condividono una pregnanza di valore, per avere intersecato la storia dell’uomo nei suoi mille rivoli, e non solo la storia dell’Architettura".
"E tale pregnanza è un tassello di memoria che la nostra generazione ha in custodia per le generazioni che verranno. Se possibile, arricchendo di significati e di letture interpretative il passato, piuttosto che impoverirlo, annichilendolo con interventi in nome di un malinteso senso del progresso".
Promised Lands: Quali approcci applicare?
Claudio Sangiorgi:"Non dirò più della conservazione, ché già mi sono dilungato. Piuttosto soffermandomi su alcune considerazioni operative.
Il primo principio è quello dell’osservazione diretta e puntuale dei manufatti, da rendersi oggetto di rilievo, di indagine analitica, anche tramite saggi e verifiche strumentali, possibilmente non distruttive. Esiste una peculiarità di ogni edificio che va attentamente studiata e compresa, prima di emettere qualsivoglia verdetto di diagnosi e opere rimediali".
"Esiste, tuttavia, anche un palinsesto tecnologico e materiale, figlio dell’epoca di costruzione, oggi difficilmente recuperabile in termini di conoscenza e informazione, per quanto abbiamo detto prima.
Dettagli costruttivi, sistemi tecnologici, prodotti ormai da tempo superati e non più in uso, figli di una stagione pre-computer e, quindi, non necessariamente reperibili su internet (al pari delle schede tecniche di qualsivoglia materiale contemporaneo)".
"Per questo devo dire che sono fortunato: spesso mi soccorrono i testi della voluminosa biblioteca (anni ’30 – anni ’70), che mio nonno (tecnico del Genio Civile nelle opere della Bonifica Renana, nella Bassa Bolognese) mi ha lasciato e che, negli anni, ho incrementato con acquisti da bancarelle o librerie antiquarie.
Una manualistica sovente molto utile nel prevedere la logica costruttiva sottesa agli edifici del Moderno con cui sono stato chiamato a confrontarmi in questi anni e di autori quali: Andreani, Bacciocchi, Bottoni, Gentili Tedeschi, Lissoni, Muzio, Tagliaferri…"
Promised Lands: Quali materiali utilizzare?
Claudio Sangiorgi: "L’approccio è vario. A volte si riescono a trovare materiali e componenti in piena e fedele riproposizione di quelli originari. In altre occasioni, al contrario, si debbono far realizzare a campione, mantenendosi fedeli alle caratteristiche di formulazione degli esistenti. Vi sono, poi, casi, in cui - di necessità - ci si deve avvalere di sistemi e prodotti di nuova concezione, ma essenziali per garantire efficacia di durata all’intervento risanatore e, per suo tramite, alla vita dell’Architettura su cui applicati".
"Non esiste, in altri termini, una formula magica valida una volta per tutte. In Palazzo Fidia alcune colonnine “a birillo” in cemento, di parapetti di sporti, esplose per ossidazione della loro anima in ferro, sono state ricostruite come si sarebbe fatto allora, con l’intervento magistrale della “Figli di Carlo Canziani”, una ditta e un laboratorio in cui davvero è passata la storia dei cementi decorativi della Milano Eclettica, Liberty, Decò e degli anni successivi".
"Per un edificio di Muzio, invece, si è ricorsi alla produzione di tessere a campione, grazie all’ausilio di una ditta specializzata nella riproposizione di tessere e piastrelle oggi non più in uso e in commercio.
I parapetti dell’edificio di Bottoni in Corso Sempione sono stati registrati, nella nuova fornitura, secondo le norme di sicurezza attuali, ma in ossequio a disegno, sezioni e materiali dell’epoca. Solo per il pannello in vetro, di indispensabile stratificazione, si è realizzato un accoppiato speciale, con due lastre - una float e l’altra stampata con motivo “ a quadretto belga” – capaci di restituire l’effetto percettivo dell’originale".
Corso Sempione 33, Milano, Ex Grattacielo INA-CASA, Architetto Piero Bottoni
Architettura razionalista, che declina il tema del grande contenitore residenziale sulla scia dell’Unité d'Habitation di Le Corbusier.
Il progetto di restauro conservativo delle facciate è attualmente in corso, con già compiuto il fronte prospettante su Corso Sempione.
Photo credits ©Andrea Ceriani
Progetto di restauro e direzione lavori: Archpiuditre – Arch. Claudio Sangiorgi, Arch. Elisa Porro.
www.archpiuditre.com
Impresa: Gasparoli srl.
Via San Sisto 5, Milano, Casa di abitazione, Architetto Giovanni Muzio
Terminata la stagione Novecentista, ne restano degli echi nell’opera di Muzio nella permanenza dell’evidenza dei telai, in alcuni dettagli dei sottobalconi e nei parapetti delle balconate.
Il progetto di restauro conservativo della facciata su strada si è concluso tre anni fa.
Photo credits ©Andrea Ceriani
Progetto di restauro e direzione lavori: Archpiuditre – Arch. Claudio Sangiorgi, Arch. Elisa Porro, coll. Geom. Carlo Sironi.
www.archpiuditre.com
Impresa: Riva Impresa Restauri Italia srl.
Via Camperio 16, Milano, Casa di abitazione, Architetto Antonio Tagliaferri
Al momento dell’edificazione della Via Dante, il miglior professionismo dell’epoca diede il suo contributo alla qualità delle cortine, soprattutto negli episodi di testata, all’incrocio delle vie o sulle risvolte su Piazzale Cairoli; come in questo edificio di rigorosa e severa ispirazione Eclettica del Tagliaferri.
Photo credits ©Andrea Ceriani.
Progetto di restauro e direzione lavori: Archpiuditre – Arch. Claudio Sangiorgi, Arch. Elisa Porro, coll. Arch. Paola Bassani.
www.archpiuditre.com
Impresa: Riva Impresa Restauri Italia srl.
Palazzo Fidia, Via Melegari 2, Milano, Casa di abitazione, Architetto Aldo Andreani
Opera del Novecento Milanese, posta a contrappunto della Villa Necchi-Campiglio del Portaluppi, non scevra di contaminazioni eclettiche e sin Piranesiane, Palazzo Fidia è stato di recente fatto oggetto di vincolo da parte della Sovrintendenza di Milano, per il valore eccezionale dei suoi partiti e per la declinazione paradigmatica del tema della residenza alto-borghese, come questa vissuta negli anni ’30.
Photo credits ©Andrea Ceriani.
Progetto di restauro e direzione lavori: Archpiuditre – Arch. Claudio Sangiorgi, Arch. Elisa Porro, coll. Arch. Paola Bassani (dir.lav. restauro elementi danneggiati dal nubifragio del luglio 2023).
www.archpiuditre.com
Impresa: Gasparoli srl.
Promised Lands: Come reintegrare porzioni perse?
Claudio Sangiorgi: "La reintegrazione non ha una regola fissa, al pari della scelta dei materiali da utilizzare. Va valutata di volta in volta, in funzione del contesto e dello specifico problema da risolvere.
Sempre nell’edificio di Bottoni, i parapetti dei balconi su strada presentavano tessere di mosaico, di cui quelle in angolo con profilo stondato, non più rinvenibili sul mercato. Una loro riproposizione, con prodotti ricalibrati ad hoc per l’occasione, non avrebbe risolto il tema della corrispondenza di fuga tra pannello frontale e costa laterale del parapetto in muratura, giocata sulla millimetrica (e di qualche ordine di misura inferiore) coincidenza in angolo dei vari corsi".
"Si è preferito in questi casi (ed è stato un processo per tentativi) generare un calco diretto in gomma siliconica del mosaico delle porzioni rimaste in sede, gettare nello stampo un composto di resina e cemento bianco, con additivi e rete in fibra interposta (con funzioni antiritiro), per poi rifinire a smalto in tinta la superficie musiva così integrata. Il restauro conservativo è una meravigliosa avventura di conoscenza e abilità manuale, che si rinnova a ogni intervento e che rende questa disciplina emozionante e capace ogni volta di stupirti".
Promised Lands: Esempi pratici recenti e passati del tuo operato?
Claudio Sangiorgi: "Sono ormai 33 anni che esercito la mia professione, operando inizialmente nello studio dell’Architetto Fausto Colombo e, prima ancora dell’Ingegner Giuseppe Villoresi e a entrambi sarò eternamente grato, per avermi insegnato tutto quello cui si può aspirare per essere un professionista tecnicamente e disciplinarmente fondato negli statuti deontologici e tecnici del nostro ruolo (che è un ruolo civile e di rilevanza sociale)".
"Con Fausto Colombo mi sono occupato del restauro di Palazzo Cavagna-Trotta a Pavia, della Dogana Austroungarica di Lonate Pozzolo (VA), ora centro parco del Parco Lombardo del Ticino.
E sempre con lui, quale mentore, ho fatto parte dei team che si sono applicati alla messa in sicurezza del Percorso delle Merlate del Castello Sforzesco e al restauro delle Scuole di Boito di Via Galvani. Della collaborazione con l’amico e Collega Pierangelo Sfardini, poliedrica figura di cultore della logica costruttiva (e grande amante della montagna, quale metafora della vita, come me), mi piace ricordare l’intervento di consolidamento della camera ablativa della ciminiera del Politecnico di Milano (edificio pubblico con più di 70 anni di vita) e la formazione della piattaforma sommitale, in alluminio strutturale, che corona il camino a 60 metri di altezza.
Un’opera condotta con tecniche alpinistiche su fune, anche per l’approvvigionamento in quota dei materiali attraverso meccanismi carrucolari di inedita invenzione".
"Ma voglio dire anche di un intervento che, per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito ad attivare: il restauro della Villa de Rosales Abbiate a Buscate (Mi).
Un luogo intriso di storia (vi passò il Mazzini), per il quale, con la mia amica regista Lora Had, abbiamo fin realizzato e prodotto un cortometraggio di forte impatto emotivo al fine di suscitare una scintilla… che per ora, tuttavia, non si è ancora accesa".
Non possiamo dunque che chiudere la chiacchierata mostrandovi questa chicca, progettata, curata e prodotta dall'amico Claudio, ringraziando Lora Had e condividendo un suo pensiero: "Words make you imagine. Videos make you believe".