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- Di Matteo Ferrario
Una scuola edile nel carcere di Opera
ProtagonistiÈ stato inaugurato di recente all’interno del carcere milanese di Opera un nuovo laboratorio della Scuola Edile, destinato a un’attività costante di formazione intramuraria dei detenuti in vista del loro reinserimento sociale e professionale. A gestirlo sarà Esem-Cpt , ente bilaterale paritetico territoriale unificato per la formazione e la sicurezza per l’industria, edilizia e affini delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza.
Di questo importante segnale di consapevolezza da parte di tutto il settore - e anche dei primi frutti della fase di sperimentazione - abbiamo parlato con le due figure che rappresentano la bilateralità alla base di Esem-Cpt: il Presidente Luca Cazzaniga (Assimpredil ANCE) e il Vicepresidente Salvatore Cutaia (FenealUIL).
Un anno di rodaggio, le prime 9 assunzioni e il ruolo di Don Gino Rigoldi
“Quando siamo partiti con il progetto” racconta Luca Cazzaniga, che nell’impegno associativo porta il suo background di architetto e costruttore, “l’idea era di trovare una risposta unica a bisogni differenti: da un lato il settore aveva un bisogno fortissimo di manodopera, dall’altro c’era un’opportunità da cogliere per un reinserimento dignitoso nel lavoro. Come ogni nuova iniziativa che si rispetti, anche questa ha richiesto una preparazione lunga e attenta, proprio per la delicatezza delle persone cui si rivolgeva".
"È stato un lavoro lungo, impegnativo e talvolta, bisogna ammetterlo, anche scoraggiante, perché abbiamo voluto seguire tutto il percorso: dal convincere i carcerati che si trattava di una vera occasione per la loro vita alla selezione dei candidati, dalla ricerca del posto di lavoro alla formazione, sino ad arrivare all’inserimento nel cantiere e nelle squadre operative. Poi, di fatto, dal confronto tra educatori e detenuti sono nate delle inaspettate sintonie, e in alcuni casi, oltre ad aver dato il massimo professionalmente, si è ricevuto sul piano umano”.
L’inaugurazione vera e propria è stata preceduta da una fase di sperimentazione, di cui è già possibile fare un primo bilancio. Racconta Salvatore Cutaia: “Il progetto pilota è partito l’anno scorso, con i primi 10 detenuti che sono stati formati in una sede esterna rispetto al carcere ma facente parte delle strutture di Esem-Cpt (il campo prove a Pioltello), e ha portato alle prime 9 assunzioni. Con il permesso del magistrato di sorveglianza, questi detenuti possono uscire durante il giorno per andare a lavorare".
Collocati presso nove imprese diverse, prendono l’autobus anche alle cinque del mattino e raggiungono il cantiere, per poi rientrare la sera. Da qui la forza di andare avanti con l’impegno preso alla firma del protocollo d’intesa, che già prevedeva la creazione di un laboratorio stabile all’interno della struttura carceraria.
Cazzaniga: “Il 27 maggio, giorno del taglio del nastro della Scuola Edile all’interno del Carcere, rappresenta la conclusione di un anno di rodaggio e il punto d’inizio di una nuova prospettiva offerta alle persone in stato di detenzione autorizzate al lavoro extra murario. È un risultato importante, frutto di un lungo lavoro, raggiunto grazie all’intuizione e alle sollecitazioni di Don Gino Rigoldi , alla lungimiranza di Silvio Di Gregorio , il Direttore del Carcere di Opera, e alla piena disponibilità di tutti i soggetti che un anno fa sottoscrivevano insieme al nostro ente il protocollo d’intesa per dar vita a un laboratorio permanente nel Carcere di Opera”.
Il presidente di Esem-Cpt sottolinea il ruolo importante di Don Gino Rigoldi: “Una vecchia conoscenza per il settore. Molteplici, negli anni, sono state le collaborazioni e iniziative che ci hanno visto lavorare fianco a fianco, tutte accomunate da un approccio volto alla cura della società civile, al rispetto per la persona, soprattutto se in stato di difficoltà, e in questo caso con l’obiettivo di garantire un lavoro che significa dignità”.
170 mq e personale specializzato: un’appendice della scuola edile a Opera
L’edificio di circa 170 m2 che ospita il laboratorio edile di Opera è stato ristrutturato e attrezzato dal personale specializzato di Esem-Cpt: “Ne abbiamo curato la parte funzionale” spiega Cazzaniga, “dotandolo di materiali e attrezzature necessarie per il corso di manovale. Gli allievi inizieranno col realizzare delle piccole casette in muratura, potendo così apprendere le modalità operative che poi serviranno in cantiere nella esecuzione delle opere. La scuola edile, un’appendice dunque di quella più grande con sede a Milano, è stata realizzata per consentire un più mirato percorso di formazione ai detenuti, che potranno contare sul supporto di tutor specializzati, oltre a docenti altamente qualificati”.
Cutaia : “Il personale messo a disposizione del laboratorio viene da anni di esperienza nel settore edile dalle sedi Esem-Cpt di Milano, Lodi, Monza e Pioltello. Persone specializzate con cui i detenuti hanno stretto un rapporto di fiducia, affidandosi ai loro insegnamenti, ai consigli, dove l’aspetto umano alcune volte ha prevalso su quello professionale”.
Cazzaniga: “I corsi sono strutturati in modo da assicurare la corretta proporzione docente-discente, perché la formazione sia efficace. Si parte dal corso 16 ore formazione base in materia di salute e sicurezza, cui si aggiungeranno 80 ore di corso manovale/muratore di base. La sicurezza assume dunque un ruolo di primaria importanza. I gruppi saranno composti da 8 partecipanti, per poi suddividere gli stessi nelle diverse edizioni dei moduli di laboratorio per la realizzazione di 4 postazioni di lavoro, in cui fornire le competenze di base finalizzate all’esecuzione di semplici opere di muratura, utilizzando malta di cemento e mattoni in laterizio".
"Più che la digitalizzazione, in questo caso, è di estremo aiuto la mediazione culturale. Di fatto, così come richiesto dalle vigenti disposizioni normative, è necessario che la formazione sia sufficiente e adeguata, anche rispetto alle conoscenze linguistiche dei soggetti interessati. Non a caso i docenti coinvolti nella formazione parlano ad esempio anche l’arabo, e sono stati in grado di risolvere problemi di comprensione di alcuni termini tecnici e concetti che difficilmente potevano essere trasmessi ed appresi, se non nella lingua d’origine di alcuni discenti".
I risvolti sociali dell’iniziativa: un modello replicabile?
La valenza sociale di un laboratorio edile interno a un carcere è profonda, perché indica la strada verso il reinserimento dei detenuti, l’abbassamento del rischio di recidive e la costruzione – in senso sia letterale che metaforico - del loro futuro. Quello di Opera può diventare un modello da seguire per tutto il sistema carcerario, magari replicabile in altre case circondariali?
Cutaia: “Ormai siamo certi di una cosa: è necessario agire con strumenti per abbattere il rischio di recidive e aumentare il livello di sicurezza. E i dati parlano chiaro: smette di delinquere soprattutto chi impara un mestiere, confrontandosi con la fatica dell’apprendimento e il rispetto dei colleghi. Questa iniziativa nasce dal duplice intento di offrire ai carcerati una chance di reinserimento sociale e fornire manodopera a un settore, l’edilizia, dove resta alta la richiesta di personale".
"Inoltre, il programma è rivolto in particolare ai beneficiari dell’art. 21 dell’ordinamento penitenziario, ossia ai detenuti che possono svolgere lavori esterni, ma in realtà potranno accedervi tutti coloro che intendono voltare pagina; pertanto, l’iniziativa ben si presta per essere esportata, in quanto virtuosa, in altri contesti carcerari come, ad esempio quello di Bollate, tra le gestioni più avanzate a livello nazionale in tema di recupero professionale e umano del detenuto, e quindi forse già predisposta a recepire certe iniziative. In questo senso l’esperimento di Opera potrà essere replicato in altri contesti per fornire manodopera anche ad altri settori come l’agricoltura, la ristorazione e la metalmeccanica”.
Sempre a Cutaia, che in Esem-Cpt rappresenta il mondo sindacale, chiediamo se questa capacità di sovrapporre l’obiettivo sociale-umano a quello formativo-professionale in un’iniziativa basata su valori trasversali, possa essere considerata un successo della bilateralità e del dialogo fra pubblico e privato.
Cutaia: “Senza alcun dubbio il successo dell’iniziativa è il frutto del lavoro sinergico delle forze in campo, dei firmatari della prima ora: oltre ad Esem-Cpt, Assimpredil ANCE, FenealUIL, Filca Cisl, Fillea Cgil, Umana, Fondazione Don Gino Rigoldi e Carcere di Opera. Tutti concordi nel ritenere che le opportunità concrete, quando c’è la volontà, si creano".
"Ognuno, per la propria sfera di competenza, ha fornito il suo contributo: ai nostri imprenditori, quelli che hanno accettato la sfida, va il merito di aver messo il cuore nell’accoglienza, oltre che il tempo per gestire i tanti problemi che si sono presentati; ai nostri rappresentanti sindacali di settore va riconosciuto il principale impegno di promuovere nei confronti dei lavoratori interessati al percorso la conoscenza e la corretta applicazione delle norme contrattuali, mettere a disposizione servizi di tutela sindacale, previdenziale, assicurativa, fiscale e, non da ultimo, fornire consulenza sulle prestazioni offerte dal sistema bilaterale territoriale”.
Attrattività del lavoro edile e prime reazioni dal comparto
Chiarita l’indiscutibile funzione sociale di un progetto formativo e di reinserimento professionale rivolto ai detenuti, vale la pena di approfondire anche un ulteriore aspetto, cui hanno accennato in vari passaggi gli stessi intervistati: quello della “crisi di vocazioni” di cui soffre da alcuni anni il comparto edilizio.
Inevitabile, quindi, chiedere loro se anche da iniziative come questa passi il risveglio dell’interesse per la professione dell’operaio edile.
Cutaia : “Per ovviare alla crisi e rendere appetibile il lavoro edile ci stiamo già muovendo da tempo, con campagne di sensibilizzazione promosse all’interno dagli istituti CAT. I giovani sono la risposta alla domanda dall’edilizia del futuro, e chi meglio di uno studente del genere può essere incentivato a intraprendere un percorso tale? Con il supporto dei Giovani Imprenditori di Assimpredil Ance e i Giovani funzionari di FenealUIL, Filca Cisl e Fillea Cgil, si è ideato il progetto ‘Giovani percorsi edili’ che consiste nell’intervento di giovani imprenditori e funzionari sindacali nell’ambito del corso di formazione base rivolto agli studenti delle classi quarte CAT".
"Il contributo è volto a rappresentare l’orgoglio di lavorare in edilizia, le potenzialità del settore, le prestazioni e il welfare di Cassa Edile, il contratto edile (tra i più remunerati), tutto ciò che di positivo c’è nel lavorare nel comparto delle costruzioni. Pertanto riteniamo che, se sono i giovani a parlare ai giovani, sicuramente si riescono a traguardare obiettivi importanti col fine di suscitare verso l’edilizia un rinnovato e, si spera, massivo interesse”.
Cazzaniga fa un primo bilancio del periodo di sperimentazione e delle assunzioni cui ha portato: “L’esperienza che abbiamo fatto e che stiamo ancora gestendo, per l’inserimento delle prime nove persone nelle nostre imprese, ci ha insegnato che è fondamentale accompagnare nella quotidianità il ritorno al lavoro del carcerato".
Non è sufficiente occuparsi del solo lato organizzativo e professionale: bisogna occuparsi anche dell’uomo, delle sue fragilità e difficoltà. Per questo stiamo attrezzando un servizio di affiancamento strutturato e qualificato, con persone in grado di superare le barriere e rendere fattibile il reinserimento.
Entrambi gli intervistati concordano sul fatto che, su un tema come questo, ci sia ancora molta strada da compiere per abbattere pregiudizi e paure, ma sottolineano la disponibilità a mettersi in gioco per uno scopo sociale mostrata da sottoscrittori, imprenditori, impiegati e operai, che hanno accolto i detenuti nel loro ambiente di lavoro quotidiano.